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israele - Commissione Knesset: 'Sprecati due mesi critici per preparativi'

18 maggio

Redazione ANSA

A partire dal 20 gennaio 2020, quando l'Organizzazione mondiale della sanità diede il primo allarme relativo alla possibilità di una pandemia da coronavirus, "per due mesi interi le autorità israeliane non hanno sfruttato il tempo per prepararsi ad affrontare la crisi".
    "Il quadro che ne emerge - ha denunciato nei giorni scorsi un rapporto redatto da una commissione di indagine della Knesset - è a tinte fosche".
    Il presidente della Commissione Ofer Shelach (del partito Yesh Atid, all'opposizione) ha elencato mancanze gravi in vari settori fra cui quello dell'approvvigionamento di macchinari e di medicinali, forti carenze nel numero di tamponi, mancanze croniche di personale medico qualificato. Queste ed altre lacune dovranno essere corrette subito, ha avvertito Shelach, "nella possibilità di una nuova pandemia nel prossimo futuro".
    La leadership israeliana, sostiene il rapporto, ha operato a lungo "in assenza di informazioni attendibili, complete e rilevanti". Ha pubblicato previsioni di un numero elevato di malati gravi e di perdite "solo sulla base di modelli matematici" rivelatisi imprecisi. Ha poi mancato di esaminare i costi economici e sociali derivanti dalle sue decisioni.
    Il ricorso in extremis agli apparati di sicurezza per acquisti di macchinari e medicinali inoltre non ha dato buoni risultati, secondo la Commissione. L'obiettivo di 4.200 nuovi ventilatori non è stato raggiunto: fino al primo maggio ne sono arrivati solo 426, appena 196 dei quali procurati dal Mossad.
    Oggi Israele dispone solo del 17% dei guanti protettivi ritenuti necessari, dello 0,28% dei camici protettivi per il personale medico e dell'8% delle maschere N95.
    In futuro Israele farà bene, secondo la Commissione, a non affidarsi ad acquisti all'estero. Sarà pure opportuno includere fra i decision-maker esponenti della comunità ebraica ortodossa e della minoranza araba per sventare focolai infettivi in settori popolosi come i loro, che risultano essere meno esposti ai mass media.
   

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