(ANSA) - PALERMO, 14 AGO - "Il principio che sottintende la
recente norma sul riordino delle Camere di Commercio siciliane,
cioè l'articolo. 54 ter della legge 106/2021, è corretto e
quindi va sostenuto. Gli accorpamenti attuali hanno infatti
chiaramente mortificato interi territori con storie e tradizioni
importanti, e questo è nei fatti. Ma non solo. Le soluzioni
adottate si sono anche rivelate fallimentari nei loro obiettivi
principali, che erano quelli di una maggiore efficienza per
ridurre gli oneri sulle imprese". Lo dicono in una nota le
articolazioni regionali di Cna, Casa artigiani, Claai,
Confcooperative, Lega delle cooperative, Unci, Unicoop e
Confesercenti. "La riforma, che ha introdotto gli
accorpamenti, stabiliva il dimezzamento dei diritti camerali a
carico delle imprese, ma la storia oggi racconta ben altro
epilogo. Le imprese - aggiunge la nota - pagano anche più di
prima, e per di più hanno perso i loro riferimenti territoriali
di una istituzione: la Camera di Commercio appunto, alla quale
sono demandati per legge compiti e servizi importantissimi per
il loro sviluppo. Quindi il riordino pensato 5 anni fa ha
fallito gli obiettivi che lo giustificavano ed ha allontanato i
servizi dalle imprese. Tutto si può dire quindi tranne che
l'attuale sistema vada salvaguardato". "Per queste ragioni la
norma recentemente introdotta coglie nel segno e risponde ad un
malessere diffuso e ampiamente giustificato. Impugnarla, come è
stato da taluni sollecitato al Governo regionale,
significherebbe insomma andare contro gli interessi delle
imprese siciliane. Chiediamo quindi al presidente Musumeci di
assecondare lo spirito della norma recentemente introdotta
aprendo un confronto con la deputazione nazionale e con le
associazioni datoriali, cioè le fonti primarie del sistema
camerale, per individuare un percorso comune che porti ad un
diverso assetto del sistema camerale siciliano rispetto a quello
attuale e colga davvero l'obiettivo primario di abbattere i
costi per le imprese garantendo servizi efficaci e con la più
ampia e capillare diffusione territoriale. In tal senso
auspichiamo ancora una volta una posizione unitaria delle
associazioni datoriali", conclude la nota. (ANSA).