Con la pandemia cresce l’attenzione degli italiani verso la salute e se ne riconosce maggiormente il valore. Il 35% degli italiani valuta positivamente la propria forma fisica, ma aumentano disturbi come stanchezza e affaticamento rispetto a un anno precedente all’emergenza sanitaria preso come riferimento, il 2018, i dolori osteo-articolari e l’insonnia, che vengono risolti con automedicazione o consultazione del medico di famiglia.
È forte la fiducia nel proprio medico di riferimento, considerato dal 62% la più affidabile fonte di informazione sui temi di salute, mentre Internet rappresenta un riferimento chiave per una persona su tre (35%). Lo evidenzia un’indagine presentata al convegno Egualia, condotta nel mese di giugno da Swg, su un campione di 4.534 maggiorenni residenti in Italia. Il 58% degli intervistati si definisce piuttosto attento alla propria salute (+5% rispetto al 2018), mentre diminuisce di 12 punti percentuali il dato di chi considera la salute una questione di equilibrio tra corpo e mente (34% contro il 46% del 2018). La pandemia sembra avere dato più consapevolezza del valore della salute, per quanto tra gli intervistati rimangano prevalenti atteggiamenti che imputano la buona o la cattiva salute più a fattori esterni (predisposizione genetica 46%, inquinamento 34%) che ai propri modelli di comportamento (30%).
Il 50% di coloro che hanno preso parte all’indagine - in particolare gli over-64 - dichiara di effettuare regolarmente esami diagnostici di controllo, ma risulta in deciso calo - probabilmente per effetto della pandemia - il numero di chi fa visite regolari dal medico di famiglia (20% contro il 26% del 2018). In questo contesto, i dati dell’osservatorio Swg mostrano come il periodo pandemico abbia comportato un’ulteriore crescita della fiducia verso il sistema sanitario pubblico (72% contro il 63% di dicembre 2019). Più nello specifico i medici specialisti godono della fiducia del 90% del campione, seguiti da quelli di famiglia (81%), farmacisti (79%) e ospedali pubblici (78%). La fiducia verso gli assessorati regionali si ferma al 50%,mentre quella verso il ministero della Salute raggiunge il 60%, così come per le aziende farmaceutiche (60-61 per cento).
In collaborazione con:
Egualia