PALERMO - Con oltre sette miliardi di beni venduti all'estero nel 2016, l'export siciliano rappresenta il 16,5% del totale esportato dal Sud Italia. Ma l'incertezza che ha caratterizzato il contesto globale nell'ultimo anno, come evidenziato dalle rilevazioni della Country Risk Map 2017, ha influito negativamente anche sulla performance complessiva delle esportazioni regionali. A risentirne soprattutto i settori core ovvero prodotti raffinati e chimici che da soli valgono oltre il 60% del totale, su cui pesano particolarmente le instabilità dei mercati nordafricani e mediorientali. Tuttavia, vi sono settori in controtendenza che hanno registrato buoni tassi di crescita: in primis eccellenze locali quali i prodotti dell'agricoltura (+7,3%)e alimentari (+8,8%), ma anche altri comparti quali la farmaceutica (+47%), la meccanica strumentale (+10,8%), la metallurgia (+25,5%), tessile e abbigliamento (+22,8%), che insieme pesano per quasi il 25% del totale esportato. Nonostante i Paesi extra-Ue siano le destinazioni privilegiate dell'export regionale, con Stati Uniti e Turchia in forte calo nel 2016, segnali positivi sono arrivati da alcuni mercati europei quali Spagna, Germania, Belgio, Slovenia e Regno Unito. Tra i mercati del Nord Africa, invece, il Marocco è l'unico in controtendenza, con una crescita dell'export del 16,7%). Sace a questo proposito ha creato una mappa dei rischi a cui si espone un'azienda nell'operare all'estero, basandosi sull'analisi del rischio di credito affrontato da esportatori, finanziatori, investitori industriali e appaltatori in 196 Paesi. Sul fronte della farmaceutica per esempio i Paesi a rischio per l'export sono la Russia per le restrizioni, l'Egitto e il Marocco per l'instabilità politica, mente i Paesi opportunità sono gli Usa e gli Emirati arabi. Per la chimica invece il maggiore importatore di prodotti siciliani è il Regno Unito, in questo caso il rischio è legato alla Brexit.
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