di Daniela Giammusso
VENEZIA - C'è il Monocrome cabinet, tutto scolpito nel sale. La CasAperto in mosaico di marmo e il Finito Infinito, che rapisce lo sguardo nel suo blu senza più proporzioni. Così otto designer di fama mondiale, da Ugo La Pietra a Marcel Wanders, hanno unito la loro creatività al saper fare di maestri artigiani da tutta Europa, tra ceramiche olandesi e carrozzieri tedeschi, per realizzare otto oggetti unici e completamente nuovi. È Creativity and Craftsmanship / Designer e Maestri, mostra curata dall'architetto Michele De Lucchi - proprio sotto il Cenacolo Palladiano che lui stesso ha restaurato - nell'ambito di Homo Faber, il grande evento culturale dedicato all'artigianato e ai mestieri d'arte della Michelangelo Foundation, dal 14 al 30 settembre alla Fondazione Cini a Venezia. ''Homo Faber - racconta De Lucchi - è dedicata all'artigianato ma soprattutto agli uomini che 'fanno' le cose con le mani, per spiegare bene che fare le cose con le mani ha più valore che farle con le macchine. Questa mostra in particolare vuole dimostrare che l'artigianato è una bellissima e attualissima maniera per innovare il futuro. Fare le cose con le mani permette anche di sbagliare e di rimediare subito, raggiungendo una conoscenza e una competenza che altrimenti non si avrebbe. Anche la grande industria, l'uomo del futuro hanno bisogno dell'artigianato perché di certo continueremo a innovare e a cercare novità e differenze''. In particolare le otto opere, commissionate dalla Michelangelo Foundation, esplorano il concetto di ''oggetto con un interno. Un modo - spiega il curatore - per dimostrare che gli oggetti vanno guardati non solo per la loro superficialità, ma in profondità per quello che sono veramente. Noi non pensiamo mai che gli oggetti abbiano anche un interno: invece anche le case, gli edifici hanno un interno, molto spesso meravigliosi come qui a Venezia, dove un piccolo inserto industrializzato stona. C’è una sensibilità, un senso della presenza dell'uomo e del contatto con la mente che gli oggetti industriali non hanno''. E la cosa curiosa, conclude, ''è che il concetto di oggetto con interno è stato interpretato da ciascuno in maniera particolare. C'è chi ha pensato all'interno di un armadio e una cassettiera, ma anche chi lo ha visto con un interno 'sacro', un luogo dove tenere qualcosa di un valore, che spinge l'immaginazione ancora più lontano. E chiunque si avvicina a questi oggetti vuole saperne di più, di quello che vede, ma soprattutto di quello che non vede''.
In collaborazione con:
Michelangelo Foundation