In 'Land', scritto e diretto dal regista iraniano Babak Jalali, ci troviamo in una delle tante frontiere senza giustizia che dividono ricchezza e povertà: la riserva indiana di Prairie Wolf. Qui vive la famiglia dei Denetclaw, protagonista della storia. Da una parte una cultura, quella dei nativi americani, relegata ai margini e, dall'altra, quella di chi ha vinto ed, esattamente in mezzo, un chiosco-bar dove gli indiani attingono a quell'alcol che li stordisce e che non possono portare dentro la riserva (è proibito). Questo, in estrema sintesi 'Land', già passato a Festa Mobile al Torino Film Festival - una co-produzione Italia (Asmara Films e Rai Cinema), Francia, Olanda e Messico - e ora in sala dal 21 febbraio con Asmara Films.
Quando nella riserva la famiglia dei Denetclaw riceve la notizia della morte di Floyd, il figlio minore, in combattimento in Afghanistan, parte la lunga attesa del corpo del ragazzo che deve essere riportato a casa per la sepoltura. Wesley (James Coleman) il più giovane dei figli ancora in vita è un alcolista da tempo e passa le sue giornate a procurarsi birra nel negozio di liquori di Sally (Florence Klein) appena fuori della riserva.
Quando la già difficile relazione tra le due comunità i nativi e i bianchi si esaspera sarà proprio un Wesley ubriaco come sempre ad esserne vittima. Toccherà all'introverso Raymond (Rod Rondeaux), fratello maggiore ed ex alcolista con tanto di moglie e due figli, a ritrovare l'orgoglio della sua razza ormai seppellito da troppo tempo.
"Mi hanno sempre affascinato le comunità perdute e le terre da tempo dimenticate - ha spiegato il regista -. Con 'Land' ho voluto raccontare una di queste comunità, una tribù di nativi americani che abita in una delle riserve indiane degli Stati Uniti. L'aspetto che più mi interessava della vita contemporanea nelle riserve è come questa sia influenzata dal rapporto tra la comunità indiana e quella dei bianchi sia a livello locale che nazionale comunque - spiega ancora il regista di questa coproduzione in cui manca l'America - non abbiamo trovato disponibilità da parte dei produttori degli State forse è una storia che non vogliono ricordare".
Ci tiene poi a dire Babak Jalali, classe 1978, regista/sceneggiatore/produttore nato in Iran e cresciuto a Londra: "Questo comunque non è un film documentario. Ovviamente la sceneggiatura è stata scritta dopo ricerche e conversazioni con le persone che vivono in quei luoghi, volevo soprattutto raccontare quelli che si barcamenano in una vita apparentemente senza speranza. Il caso di Raymond che vive una vita di quieta disperazione e che osserva tutto intorno ciò che accade alla sua famiglia sentendosi incapace di fare alcunché, mentre tutto va in rovina. Ma cosa succede - conclude il regista - a un uomo che viene spogliato della sua dignità e di conseguenza della sua vita?".