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Raznovich, cuore e anima in una divulgazione pop

'Ogni cosa è illuminata' dal 10 giugno in prima serata su Rai3

Puntare sulle eccellenze, attraverso ospiti, immagini e parole, per esplorare argomenti come la ricerca in solitudine, dallo spazio con l'astronauta Paolo Nespoli alla montagna con Reinhold Messner e Hervé Barmasse al mare con l'apneista Umberto Pelizzari. Ma anche di città sostenibili con i sindaci di Milano Giuseppe Sala e di Parigi Anne Hidalgo, emergenze sociali o ambientali, anima e cervello.

Parlare di temi alti con una divulgazione pop, potabile, comprensibile, è un'idea in cui metto cuore e anima. Non voglio mettermi di fronte ai telespettatori, ma a fianco". Così Camila Raznovich, spiega la direzione di Ogni cosa è illuminata (spin-off di Kilimangiaro), in onda per quattro puntate in prima serata su Rai3 dal 10 giugno. Per la conduttrice, che ha appena concluso la quarta stagione, premiata da alti ascolti, del programma di viaggi delle domenica di Rai3, il Kilimangiaro " una palestra dove non finisco mai di imparare". Nella sua carriera iniziata a 19 anni a Mtv Europe, la Camila Raznovich ha già trattato spesso temi complessi, dal sesso in Loveline a alla violenza contro le donne, in Amore criminale.

"Sono 24 anni che faccio questo mestiere. In questo momento, un programma come Ogni cosa è illuminata lo vivo un po' come dare la tesi". L'esperimento in cui la conduttrice, che ne è anche coautrice crede molto, potrebbe rinnovarsi in primavera. A ottobre "invece tornerò con Kilimangiaro" e poi "ci sarà anche un'altra sorpresa in prima serata su Rai3, che verrà annunciata alla presentazione dei palinsesti", si lascia sfuggire. "Speriamo in un riscontro anche di audience, anche se non mi aspetto certo quello di Kilimangiaro. D'estate non è facile. Però se il pubblico sapesse che c'è anche un'alternativa costruita sulla qualità come questa, potrebbe sceglierla". Nella prima puntata Il 'filo conduttore' dell'impresa solitaria sarà esplorato, fra gli altri, anche con il fisico del Cern Gian Francesco Giudice, e il regista Valerio Jalongo che all'istituto scientifico di Ginevra ha dedicato un coinvolgente documentario, 'Il senso delle bellezza. "Ho dato idealmente un colore guida alle varie puntate, la prima è blu. La seconda, dedicata a città e architettura sostenibile, dove ospiterò anche personaggi come Erri De Luca, Mario Cucinella responsabile del Padiglione Italia alla Biennale Architettura di Venezia 2018, è verde. La terza sulle emergenze climatiche, sociali e ambientali, dalla plastica che invade il mare alla guerra che provoca sempre più profughi, è rossa mentre l'ultima su anima e cuore, è bianca".

In un momento in cui le società tendono a chiudersi trova importante condurre un programma come Kilimangiaro? "Certo, il viaggio è il primo strumento di apertura per arricchirsi culturalmente. Oggi la comprensione dell'altro ci fa paura ma è l'unica chiave per un mondo di pace. Detta così sembra il discorso di una candidata a Miss Universo, ma ci credo fermamente. Non ci può essere un futuro o un'Unione Europea senza accoglienza, che però va gestita in maniera diversa. Abbiamo visto che i ghetti hanno fallito, dalle banlieue a Londra. Le persone devono poter entrare nelle maglie del tessuto sociale, purché ci sia da parte loro la volontà di comprensione della società e della cultura con cui vengono a contatto".

Rispetto ad altri programmi dell'azienda pubblica, i suoi hanno in media anche un pubblico più giovane: "mi sono portata dietro anche una parte del pubblico di Mtv, e mi ha aiutato molto lavorare in radio, ho costruito un certo tipo di dialogo, anche grazie a tantissime ore di gavetta". Per parlare a generazioni differenti, "non si possono invitare sempre gli stessi 10 ospiti, famosi negli anni '60, come a volte vedo. Bisogna essere coerenti". 

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