La ripresa delle vendite del vino italiano è messa a rischio dall'aumento dei costi delle materie prime e della logistica, oltre che dall'offensiva nei confronti dei prodotti italiani a livello europeo e globale. A sottolinearlo è Federvini, che con il suo Osservatorio economico realizzato in partnership con Nomisma e Trade Lab, fa il punto del settore ripercorrendo il trend positivo degli ultimi 9 mesi.
Rispetto allo stesso periodo del 2021, infatti, il valore nel mercato domestico cresce a valore del 6,1%, grazie soprattutto agli spumanti in aumento del 27,5%, trainati dalle tipologie Charmat secco e Metodo Classico. Bene anche le esportazioni con gli acquisti che salgono del 14,7% negli Stati Uniti, del 6,1% in UK, del 9,4% in Germania, del 15% in Canada, del 27% in Russia e del 47,2% in Cina. L'Italia quindi si conferma il primo paese esportatore mondiale di vino per volumi, seguita dalla Francia prima però per valore delle esportazioni.
"Dati che mostrano la buona salute dei nostri comparti ma sarebbe sbagliato concludere che tutto va bene - dichiara la presidente di Federvini Micaela Pallini - assistiamo infatti ad una recrudescenza della pandemia che assieme alle tensioni inflazionistiche sulle materie prime e gli aumenti sui costi di trasporto mettono in serio pericolo la crescita delle nostre aziende nel 2022. A ciò si aggiungono gli attacchi al Made in Italy attraverso l'introduzione di dazi o barriere normative ed inaccettabili aggressioni alle nostre denominazioni. Ragioni per le quali ci aspettiamo supporti concreti dalle nostre istituzioni: nella semplificazione amministrativa, nella promozione sui mercati internazionali e nella tutela delle nostre indicazioni geografiche che sono un grande patrimonio di tutto il Paese. Assistiamo inoltre ad un'offensiva internazionale nei confronti dei nostri prodotti, demonizzante e proibizionistica, che non distingue tra consumo corretto ed abuso".
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