Negli ultimi anni si parla con insistenza dello sbarco dei big dell'elettronica e della telefonia mobile nel mondo automotive, un fenomeno che è ampiamente giustificato dalla crescente presenza di sistemi digitali e connessioni nelle vetture di ultima generazione.
Ma uno di questi grandi gruppi, la sudcoreana Samsung, ci aveva già provato alla fine degli Anni '90 con una vettura che di elettronico aveva davvero poco e che puntava invece a posizionarsi nel segmento delle sportive 'accessibili'.
Una operazione di cui si conoscono solo pochi dettagli e che è comunque legata alla passione per i motori dell'allora presidente Lee Kun-hee (scomparso nel 2020) figlio di Lee Byung-chull fondatore di Samsung e scelto come suo successore nel 1987.
Uomo d'affari numero uno in Corea, Lee Kun-hee possedeva una collezione personale di oltre 120 auto a suo nome, per un valore attuale di oltre 30 milioni di euro. E non era infrequente vederlo sul circuito dove oggi corrono le Formula 1 al volante di una Porsche 911 Turbo o una Mercedes SL65 Amg.
Lee Kun-hee aveva cercato negli Anni '90 di prendere il controllo di Kia, ma fu costretto ad abbandonare l'idea dopo una serie di rallentamenti e complicazioni legati all'accesa concorrenza (l'operazione riuscì nel 1998 a Hyundai con la complicità della grande crisi delle borse asiatiche) e ed a complesse restrizioni legali.
A quel punto Lee - che era l'uomo più ricco della Corea - decise di aggiungere due nuove aziende al suo 'impero' imprenditoriale creando la nuova Casa automobilistica Samsung Motors (Smi) e il produttore di autocarri Samsung Commercial Vehicles.
Nel 1996 Kia - ancora indipendente - aveva acquistato da Lotus, di proprietà dell'italiano Romano Artioli, i diritti industriali del modello Elan M100, uscito di produzione. Così la sportiva compatta (nata su un progetto Gm) divenne un modello sudcoreano a tutti gli effetti, prodotto in due anni in circa 1.000 esemplari, oggi ricercatissimi.
Così Lee Kun-hee decise di scendere in campo come diretto concorrente della Kia. Con l'aiuto di Nissan e di un non meglio identificato consulente per lo stile, la sua Samsung Motors portò un concept a motore centrale completamente funzionante al Seoul Motor Show del 1997.
L'auto denominata SSC-1 aveva molti punti in comune con la Venturi Atlantique (costruita da quella che veniva definita la Porsche francese).
La Samsung SSC-1, riportano le cronache dell'epoca e le scarse documentazioni tecniche e pubblicitarie, caratteristiche includevano un V6 da 2.5 litri da 190 Cv proveniente dal partner industriale Nissan, doppie sospensioni a braccetti, freni Brembo, sedili Recaro, volante Momo, un sistema di infotainment proveniente da Infiniti, fari della Nissan 300X e - uniche concessioni ad un'azienda non amica - fanaleria posteriore e specchietti laterali identici a quella della Toyota Supra. Della Samsung SSC-1 furono costruiti solo due esemplari, uno giallo e uno argento. Quest'ultimo, mostrato anche al Motor Show di Busan, è stato esposto nel Museo dei trasporti della Samsung Fire & Marine Insurance mentre quello giallo invece è stato custodito nel magazzino del museo.
Dal 2000, con la cessione della maggioranza di Samsung Motors alla Renault, la SSC-1 argento è diventata di proprietà della Renault Samsung di Busan ed dovrebbe essere ancora esposta nella show room dello stabilimento.
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