Una legge che estenda l'obbligo della
parità di genere nei posti apicali della P.a. È questa la
proposta emersa nel corso dell'appuntamento 'Rigeneriamo il
sistema pubblico. Più donne nei posti apicali: le proposte della
Flepar', promosso dalla federazione dei professionisti pubblici
che ha riunito oggi a Roma, esperti, ricercatori, politici e
rappresentanti del governo per confrontarsi, a pochi giorni
dall'apertura di una nuova stagione di nomine pubbliche nelle
partecipate, sul perché le donne sono di fatto assenti dalle
leve di comando dei ministeri e del sistema pubblico italiano in
generale, nonostante più ricerche dimostrino come una più
marcata presenza femminile ai vertici significa vedere
incrementare il valore di mercato delle aziende, con un impatto
positivo anche sul pil nazionale. Flepar ricorda poi che su 90
dirigenti generali nei ministeri solo 13 sono donne, mentre
nell'ambito delle società partecipate su 262 società con
amministratori unici solo il 10% sono donne.
"I buoni risultati della Legge Golfo - Mosca, che ha portato
la presenza femminile nei Cda dal 7 al 43% in tredici anni - si
legge nel documento della Flepar - spingono a proseguire,
estendere e rafforzare per le società partecipate pubbliche
l'obbligo di riservare al genere meno rappresentato i ruoli di
amministrazione focalizzando tuttavia l'ambito di applicazione
alle posizioni effettivamente gestionali e decisionali"
"Con il presidente del consiglio donna è stato fatto un
passo decisivo per rompere il soffitto di cristallo. Ma dobbiamo
continuare a lavorare, perché nella politica, nelle aziende, nel
management più elevato le donne sono sottorappresentate. Servono
quindi risposte, il governo per questo è impegnato, anche perché
sappiamo che le donne che lavorano hanno un impatto positivo sul
PIL". Ha detto la Sottosegretaria all'Economia, Lucia Albano di
Fdi.
Secondo i dati del Centro Europa Ricerche, la percentuale di
donne tra i lavoratori dipendenti, per qualifica, nel 2022 sono
il 58% tra gli impiegati (erano il 57,1% nel 2008); tra i quadri
le donne sono il 31,9% (nel 2008 erano il 24,5%); mentre tra i
dirigenti dipendenti le donne sono il 21% (a fronte dell'11,9%
nel 2008).
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