(ANSA) - PERUGIA, 24 MAG - Katalin Erzsebet Bradacs quando ha
ucciso suo figlio era in tale stato mentale "da escludere la
capacità d'intendere o di volere" e per questo va assolta per
difetto di imputabilità, con applicazione della misura di
sicurezza più idonea: è la richiesta avanzata alla Corte
d'assise di Perugia dagli avvocati Luca Maori e Enrico Renzoni,
difensori della madre del piccolo Alex, ucciso con sette
coltellate in un casolare abbandonato a Pò Bandino il primo
ottobre 2021.
I giudici sono ora in camera di consiglio per decidere
sull'accusa di omicidio volontario aggravato dalla
premeditazione nei confronti della donna ungherese. La sentenza
è attesa in giornata.
"Le emergenze istruttorie - hanno spiegato i legali in aula -
ci consegnano una realtà composita nella quale, da un lato, la
paternità della condotta omicidiaria appare riconducibile
all'imputata; dall'altro, l'imputabilità della medesima risulta
compromessa da una grave patologia mentale presente anche al
momento del fatto criminoso".
Per i difensori è "circostanza pacifica che la Bradacs, al
momento del fatto fosse affetta (e lo è tuttora) da una grave
patologia psichiatrica" e a dimostrarlo ci sarebbe anche
"l'assurdità delle azioni compiute immediatamente dopo
l'omicidio del piccolo Alex, ovvero il fotografare il bambino
appena ucciso e inviarne immagini e video al figlio maggiore e
ad altri conoscenti, entrare nel supermercato e adagiare il
piccolo sul nastro trasportatore della cassa e lo stesso
girovagare per ore senza meta". (ANSA).