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Lavevaz in aula, impossibile svolgere mandato

Lavevaz in aula, impossibile svolgere mandato

"Necessaria riforma legge elettorale, si può fare rapidamente"

AOSTA, 25 gennaio 2023, 09:30

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Ho rilevato l'impossibilità di svolgere il mandato affidatomi dai movimenti. In quel momento mi è stato molto chiaro che l'unica possibilità di risolvere la crisi era ovviamente quella di uscire da questa strada. Questo può non essere un passaggio facile da comprendere per l'osservatore distratto, ma in realtà è il nocciolo della questione ed è uno dei capisaldi dell'instabilità di cui si parla da tempo". Lo ha detto Erik Lavevaz intervenendo in aula sulle sue dimissioni da presidente della Regione Valle d'Aosta.
    "Una riforma della legge elettorale - ha aggiunto - è più che mai necessaria, ma finché non riusciremo a restituire alla politica la sua giusta dignità riconoscendo la corretta centralità dei movimenti nelle scelte politiche, saremo sempre in balia degli umori degli individui e delle tensioni umane e naturali tra le persone. Una riforma elettorale buona, se non perfetta, può essere fatta abbastanza rapidamente; trovare una cura per una complessa patologia politica è, al contrario, una sfida molto più difficile".
    "È un'analisi molto semplice e sintetica - ha concluso - per dire che oggi mi dimetto con la sincera speranza che questo gesto faciliti una più rapida risoluzione della situazione da parte delle forze politiche, potendo partire da un foglio bianco e ragionando su idee univoche e preconcette che può esistere naturalmente con un Presidente e una maggioranza in carica.
    Rivendico quanto fatto lungo questa esperienza, in un periodo non semplice: un lavoro collettivo, iniziato con entusiasmo e con la consapevolezza del limite di ognuno di noi. Rimango convinto che il confronto e il dialogo, nel rispetto reciproco, siano essenziali per l'azione politica; allo stesso tempo, sono certo che la Valle d'Aosta potrà affrontare le sfide contemporanee solo se sapremo non appiattirci su logiche centraliste, e dare un senso al nostro particolarismo e alle nostre prerogative di autogoverno. Un'autonomia di cui il Consiglio è il perno, grazie alla consapevolezza di una storia che va proiettata nel futuro". 

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