(ANSA) - FIRENZE, 30 GIU - E' con un bambino di dieci anni,
affetto da una leucemia resistente a ogni tipo di terapia, che
l'ospedale pediatrico Meyer di Firenze è entrato nell'era delle
Car-t. Il trattamento, si spiega dall'Azienda ospealiera, è
stato effettuato a metà dello scorso maggio: a distanza di poco
più di un mese dall'infusione delle cellule riprogrammate, i
primi esami di controllo hanno rivelato che la cura ha
effettivamente azzerato la presenza di cellule malate nel
midollo del piccolo paziente. "E' la prima volta che questo
accade - si spiega sempre dal Meyer - da quando il bambino ha
iniziato la sua lunga battaglia contro la leucemia. È ancora
presto per dire se la malattia si ripresenterà in futuro:
determinanti saranno i prossimi mesi. Ma questo primo risultato,
anche se parziale, riaccende la speranza degli oncoematologi del
pediatrico fiorentino".
Sono soltanto tre al momento in Italia i centri pediatrici
che hanno attivato questa terapia d'avanguardia: oltre al Meyer,
il Bambin Gesù di Roma e il San Gerardo di Monza. Per la
Toscana, si tratta del primo caso in cui un bambino riceve
questa terapia.
"In passato - spiega Claudio Favre, responsabile del Centro
di eccellenza di oncoematologia pediatrica del Meyer - per
questo piccolo avremmo solo potuto iniziare il percorso delle
cure palliative. Oggi la ricerca scientifica ci offre questa
ulteriore possibilità che abbiamo voluto sperimentare,
credendoci fino in fondo. Per noi comincia una nuova epoca".
"Ancora una volta il Meyer conferma la sua eccellenza nel
panorama italiano della ricerca medico scientifica in ambito
pediatrico" ricordando che la Regione "ha creduto molto in
questo tipo di progettualità, tanto che nel 2019 abbiamo portato
a 4 i centri toscani dove è possibile sperimentare questa
terapia innovativa, aggiungendo Careggi e il Meyer alle due
Aziende ospedaliero universitarie di Pisa e Siena". "Per
affrontare questa sfida, iniziata nel pieno dell'emergenza
epidemiologica da Coronavirus, abbiamo puntato su un imponente
lavoro di squadra che ha coinvolto tanti nostri professionisti:
ognuno di loro ha messo a disposizione la propria competenza per
aiutare questo paziente" spiega Alberto Zanobini, dg del Meyer.
(ANSA).