dell'inviato Andrea D'Ortenzio La
ripresa del Pil ha abbattuto il debito/Pil vicino al 150 per
cento e in primavera l'economia, che ha rallentato in inverno
per la pandemia, "riprenderà vigore". Ma non bisogna abbassare
la guardia sul riequilibrio e il rigore dei conti pubblici
perchè l'Italia ha 400 miliardi di euro di Bot e Btp da
collocare ogni anno e semmai dovrà aiutare in maniera selettiva
quelle aziende o settori in difficoltà. Il governatore della
Banca d'Italia Ignazio Visco, dal Forex di Parma, lancia un
messaggio di "ottimismo "per un futuro da consolidare" con la
partecipazione di tutti. Un discorso di circa 50 minuti, con
molte aggiunte 'a braccio' rispetto al testo, di fronte a una
platea ridotta ma scelta di banchieri e manager del settore
finanziario. Visco conferma quanto anticipato dal premier Mario
Draghi sul calo del debito con cui aveva di recente parlato e
ricorda che si tratta di una stima già emersa nel bollettino
economico della banca di gennaio e che sarà ufficializzata
dall'Istat solo a marzo. Si tratta di un calo inferiore di 10
punti rispetto alle prime previsioni. E' un quadro, quello
tracciato nel discorso, di un'Italia che sta uscendo dalla
crisi, molto diverso da quella del 2012, l'anno del suo esordio
da governatore sempre a Parma, nel quale il nostro paese finì in
una forte recessione. Questa volta gli elementi sono differenti:
la Bce continua nella sua fase espansiva e sta ritirando gli
stimoli con gradualità e le banche "sono nel complesso solide" e
non sono più la causa dei problemi ma un aiuto. Francoforte sarà
così paziente. L' Italia deve, ammonisce Visco, non cadere nella
spirale salari-prezzi che fece precipitare negli anni '70 il
paese in un'inflazione persistente. L'aumento dei prezzi,
sottolinea, è una tassa, simile a quella 'dello sceicco' della
crisi petrolifera. Si tratta di uno shock esterno che va pagato
obtorto collo mentre si delinea una strategia a livello europeo.
Il balzo dei prezzi, causato non solo dall'energia ma da altri
fattori, però "sarà riassorbito nel 2023" anche se nel frattempo
sta erodendo i redditi reali. Fa bene quindi il governo a varare
misure di emergenza contro il caro bollette o di aiuto ai
settori come il turismo o la ristorazione ancora colpiti dalla
pandemia. Ma non serve un "intervento pubblico generalizzato"
come ad esempio la moratoria sui prestiti (scaduta a fine
dicembre) e un disordine sui conti. Non ci possiamo permettere
infatti tensioni sui titoli di stato che, peraltro per fortuna,
non sembrano essere colpiti dalla graduale normalizzazione della
politica dei tassi e monetaria. Un atteggiamento che piace alle
banche. Il presidente Abi Antonio Patuelli sottolinea che
"l'economia italiana non deve essere assistita" ma bisogna
intervenire lì dove colpisce ancora la crisi. E il presidente di
Intesa Sanpaolo Gros Pietro rileva come fa bene la Bce a non
agire sul fronte monetario "perchè sarebbe inutile e
controproducente" su un'inflazione determinata da agenti
esterni. Le banche quindi, che nel 2021 si sono rafforzate e
sono tornate a macinare utili e dividendi, vedranno un ritorno
della crescita di flussi di crediti deteriorati per la fine
della moratoria seppure non su livelli preoccupanti. Per quelle
più piccole, vigilate direttamente e con "casi di fragilità" la
Vigilanza tiene i fari puntati. Un 20% di queste non ha
classificato correttamente i prestiti oggetto di moratoria e
quindi non sono esclusi "interventi più incisivi" da parte
dell'autorità. E Visco ritorna su un suo vecchio tema: la
necessità di un meccanismo europeo per gestire le crisi delle
piccole banche. Se negli Stati Uniti infatti ne falliscono tante
senza alcun contraccolpo "in Italia quando ne va in crisi una"
ci sono "titoli di giornali e indagini di commissioni"
parlamentari.
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