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In evidenza
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(di Paolo Petroni)
JANOS SZEKELY, ''TENTAZIONE''
(ADELPHY, pp. 788 - 16,00 euro - Traduzione di Vera Gheno) -
''Al paese uno che sgobbava dall'alba al tramonto guadagnava
meno di un pengo al giorno, mentre qui i signori spendevano tre
volte tanto solo per un pacchetto di sigarette egiziane'': sono
questi due mondi i due poli estremi tra cui si svolge la vita di
Béla, io narrante del divertente romanzo, ragazzino ungherese
sveglio, costretto ben presto a trovare un modo per
sopravvivere.
E' figlio illegittimo di una madre che lo abbandona ma a un
certo punto riappare e, attarverso le sue conoscenze di
lavandaia per i signori, riesce a farlo prendere come ragazzo
tuttofare in un lussuoso Grand Hotel, dove al loro arrivo il
portiere li scaccia e non vorrebbe farli entrare. Già ti vedo -
dice la madre subito sognando - ''con i baffi impomatati e una
bella divisa. Allora diverrà difficile venirti a trovare, e
anche tu potrai prenderti gioco dei poveracci. - Io mi prenderò
gioco solo dei ricchi - Lo credi adesso. Il povero dimentica il
povero se si ritrova tra i ricchi: è così che vanno le cose''.
Una madre che lo tiene in apprensione per ché ha sempre in casa
una bottiglia di liscivia da bere in caso le cose vadano ancora
peggio e la sfrattino e non ci sia più nemmeno pane. Con lei un
padre, uomo alto e di grande forza, che sa farsi rispettare
quendo è necessario e non si dispera mai, tanto che quando
arriva lo sfratto, coi soldi insufficienti messi da parte per
pagare l'affitto organizza per il palazzo una grande festa.
I ricchi e i poveri, la grande miseria dell'Europa tra le due
guerre, tra disoccupazioni, sussulti nazionalisti e
antisemitismo, la fame e assime il lusso, la nobiltà e i loschi
trafficanti, bottegai borghesi che sorreggono e sfruttano il
regime di Miklòs Horthy, per oltre vent'anni, sino al 1944 capo
dell'Ungheria fascista che porta nella sfera di sudditanza di
Mussolini e Hitler. E Béla, dal suo privilegiato e scomodo punto
di osservazione, ci racconta la sua educazione sentimentale con
questo romanzo di formazione dall'andamento affabulatorio e un
bel ritmo narrativo, impegnato e leggero assieme col descrivere
fatti e persone sempre con un
filo di ironia, come derivato dell'assurdità della realtà.
Questo perché il nostro giovane protagonista ha appreso che
bisogna cercar di capire quel che ti accade, il mondo in cui
vivi e allora lotterà letteralmente per poter frequentare da
piccolo la scuola, con un maestro che gli farà capire cosa sono
le ingiustizie sociali, e poi non smettere di aver curiosità:
''La mia sconfinata voglia di conoscenza si gettò sul marxismo
come una belva vorace. Mi ingozzavo di quel cibo pesante
masticandolo appena'', grazie alla conoscenza con un collega più
grande e navigato, Elmer, che professa nell'Ungheria di allora
la sua fede socialista in gruppi clandestini e con gran rischio,
aspettando maturino i tempi per la rivoluzione.
Un romanzo storico e sociale quindi, sullo sfondo di
avventure di ogni genere, amori puri in Hotel come quello con la
giovane americana Patsy e altri esaltanti e umilianti come con
la ricca e volubile Signora, contatti con lo spione di regime
Acchiappali, come in un film tra 'Grand Hotel' con la Garbo e
'Grand Hotel Budapest' di Wes Anderson, vita con le disgrazie
dei vicini di casa e attenzione alla condizione delle donne,
passando dalle luci sfavillanti dell'albergo al buio delle case
segnate dalla miseria più nera e da vessazioni continue.
L'autore, Jànos Székely, ungherse nato nel 1901 e scomparso
nel 1958, emigrato 18enne a Berlino dove divenne sceneggiatore e
venti anni dopo in America, dove visse vincendo anche un Oscar
nel 1940 per ''Arrivederci in Francia'' di Mitchell Leisen con
Claudette Colbert, è pure autore di due libri di narrativa.
'Tentazione' è quello per cui lo si ricorda, pagine che
affascinano e coinvolgono, scritte nel 1947, finita la guerra,
come testimonianza e assieme scintilla di speranza: ''Dio ha
nascosto in giro per il mondo la felicità degli uomini come si
usa fare a Pasqua con le uova colorate'', ha detto il maestro a
al piccolo Béla, che non lo dimenticherà mai, così da avere la
forza dopo ogni colpo di trovare il modo per andare avanti.
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