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Favino a Venezia, racconto i padri di una volta

Favino a Venezia, racconto i padri di una volta

Il regista Noce, "film è lettera a papà, ho paura ancora oggi"

VENEZIA, 04 settembre 2020, 16:27

Redazione ANSA

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E' "pura casualità" che Pierfrancesco Favino negli ultimi tempi sia a ricordarci sullo schermo il nostro passato, personaggi storici come Bettino Craxi di Hammamet di Gianni Amelio, il pentito Buscetta del Traditore di Marco Bellocchio o come l'avvocato opportunista degli Anni più belli di Gabriele Muccino, fino al papà eroe di Padrenostro per il quale è alla Mostra del cinema di Venezia, protagonista e coproduttore del film in gara per il Leone d'oro e in sala dal 24 settembre con Vision. La storia diretta da Claudio Noce è ispirata alla vicenda vera del regista, il cui genitore è stato vicequestore responsabile della sezione antiterrorismo di Lazio e Abruzzo, scampato ad un attentato dei Nuclei Armati Proletari il 14 dicembre 1976 e da lì in poi messo sotto scorta.
    "Questo film è una lettera a mio padre, per dirgli perché ho paura ancora oggi", dice all'ANSA Noce, cresciuto con l'incubo che i terroristi tornassero a finire il lavoro, respirando in famiglia l'aria pesante di quegli anni. Favino è appunto quel padre, Alfonso Noce nella realtà, "nel quale ho riconosciuto anche il mio, quei padri di una volta che non ti abbracciavano, non mostravano sentimenti, non piangevano perché se lo avessero fatto sarebbero stati 'meno maschi' e tu dovevi capirli così', carpirne le emozioni di nascosto". Nel rapporto tra questo padre e il figlio protagonista traumatizzato dall'evento, c'è molto l'affresco della famiglia degli anni '70, quella non ancora cambiata dal femminismo e dalle istanze di parità, quella dei padri che non erano ancora amici dei figli e nascondevano ogni fragilità. Favino ci riesce benissimo, con i suoi gesti fermi, quello sguardo autoritario prima ancora che autorevole che tanti ragazzi di quel tempo hanno conosciuto in casa come modalità anche formativa. "Non ho rancore per quei genitori, era un loro modo di proteggerci", prosegue Noce che ha spiegato "l'emozione fortissima della proiezione privata di Padrenostro a Roma. Mio padre era felice, ha difficoltà a viversi le emozioni, ma io ho capito che lo era".
   

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