"Nel lungo Sabato Santo che stiamo
attraversando la luce è soffocata da violenze senza fine, che
diffondono un sentimento di impotenza e di paura, tutt'altro che
vinto dalla prova di forza che le potenze internazionali cercano
di mostrare": è uno dei passaggi dell'omelia dell'arcivescovo di
Perugia, monsignor Ivan Maffeis, nella veglia pasquale celebrata
in cattedrale. "Abbiamo iniziato questa solenne celebrazione -
ha detto - con un segno che parla al cuore: il buio della notte
è stato rischiarato da un fuoco nuovo, da un cero acceso, da cui
la luce si è propagata, fino a raggiungere ciascuno, fino a
riempire tutta la Cattedrale. È un segno che, forse, è
importante non mettere da parte troppo in fretta".
"Il buio che avvolge questo tempo ci ha indebolito la
memoria: stentiamo a sentirci partecipi di una Tradizione viva,
nella quale la fede cristiana non solo ha costruito Cattedrali,
ma ha promosso la dignità della persona, ha dato slancio e
contenuto alla cultura, ha innervato di santità diffusa il
nostro popolo, ha dato vita a tante esperienze di carità" ha
detto ancora monsignor Maffeis. "Oltre alla memoria del passato
- ha aggiunto -, il buio stende il suo velo anche sul nostro
presente: è il buio di certe solitudini disperate, di relazioni
ferite, di quella sfiducia che porta ad abbassare la serranda, a
vivere ripiegati, distanti dal sentirci responsabili di una
famiglia o di comunità, per la quale spendersi con generosità.
Nel buio diventa difficile anche immaginare il futuro. Più che
essere atteso o desiderato, più che essere visto come la terra
verso la quale tendere per realizzare progetti di vita, il
futuro è avvolto da incertezze e inquietudini. Torniamo a quel
fuoco nuovo, a quel cero acceso. Sono segni, attraverso i quali
la Chiesa ci educa, ci apre un percorso di fede, condividendoci
l'annuncio centrale dell'esperienza cristiana: il Signore è
risorto".
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