Musei, l'allarme di Schmidt "Più personale o si chiude"
Direttore degli Uffizi all'ANSA, il nuovo governo ne tenga conto
ROMA
(di Silvia Lambertucci) Agli Uffizi un
luglio da record, con 427.856 visitatori, mai così tanti nella
storia del museo. E poi un Ferragosto col botto, quasi 43 mila
persone nel weekend festivo con tutto che il 15 si poteva
entrare soltanto a Boboli. Dopo i due anni durissimi della
pandemia, i luoghi della cultura italiani tornano a riempirsi
quanto e più del 2019, in prima fila proprio il museo fiorentino
che già nel 2021 aveva festeggiato il primato del più visitato
d'Italia. Anzi, da Roma a Milano, dalla Galleria Borghese a
Pompei, crescono i visitatori e diminuiscono le file, si
progettano nuovi ristoranti e caffetterie, si investe come non
mai sulla ricerca. Un problema però c'è ed è quello di un
personale "ovunque ridotto all'osso", spiega all'ANSA Eike
Schmidt, da quasi sette anni alla guida del museo più famoso e
gettonato del Paese. Un nodo nevralgico da affrontare subito,
assicura, "altrimenti si chiude". Impossibile rimandare, dice lo
storico dell'arte tedesco arrivato in Italia nel 2015 - la
nomina è proprio del 18 agosto - con il primo concorso per i
direttori dei musei ad autonomia speciale lanciati dalla riforma
Franceschini. "Autonomia speciale o sarebbe meglio dire
autonomia parziale", sottolinea lui pacato. Perché la riforma ha
cambiato in meglio tante cose, ma le piante organiche dei musei
autonomi rimangono di pertinenza dell'amministrazione centrale e
i direttori manager su questo non hanno potere di intervento. Un
tema che, a sette anni dalla sua entrata in vigore, rimane
secondo Schmidt il tallone d'Achille della rivoluzione di
Franceschini, per tutto il resto promossa a pieni voti in una
lunga conversazione che tocca i temi della produzione
scientifica ("enormemente cresciuta in questi anni"), la
migliorata capacità di spesa, le facilitazioni organizzative, le
entrate economiche in continua crescita. "Quella delle risorse
umane è la sfida più grande che si troverà ad affrontare
chiunque col nuovo governo dovrà occuparsi della politica per la
cultura", ribadisce il direttore. Che guarda al futuro con una
miriade di progetti, di eventi, di mostre e di nuove aperture a
Firenze e non solo, grazie al successo degli Uffizi diffusi. "In
un periodo in cui l'offerta museale cresce e i visitatori
tornano ad aumentare, il numero degli addetti nei musei continua
a contrarsi", fa notare, rivelando di aver appena ricevuto una
circolare del Mic che riduce di un ulteriore 9% l'organico delle
Gallerie. Un tema, si sa, è anche l'invecchiamento del
personale: solo alle Gallerie degli Uffizi dal 2013 al 2022 sono
andati in pensione 166 addetti a fronte di 34 nuovi ingressi
totali (un numero che tiene conto dei 15 vigilanti vincitori di
concorso che arriveranno a Firenze a settembre). Il bilancio in
negativo è quindi di 132 unità, delle quali 67 nel settore della
vigilanza. Una carenza drammatica e, secondo Schmidt,
"sicuramente condivisa da molti altri musei, archivi,
biblioteche" che porta il direttore alla convinzione che "con
l'attuale modello non c'è la possibilità di una gestione
efficace ed efficiente del personale". Accanto alle ombre, le
luci. Perché ci sono settori, insiste Schmidt, nei quali i
cambiamenti hanno portato ottimi frutti. I servizi, per esempio,
per i quali gli Uffizi hanno in serbo una serie di novità.
Schmidt snocciola un elenco di aperture, dalla nuova Coffe House
di Boboli al restauro del bar di Pitti, a cui si aggiungeranno
l'anno prossimo e nel 2024 una gelateria e una caffetteria al
Prato dei Castagni e un terzo luogo di ristorazione al Tagliere.
Nel palazzo degli Uffizi, che già può contare su un bar con
vista sullo splendido terrazzo, arriveranno un ristorante, altri
due bar e una pasticceria. Ci sono poi i progetti espositivi,
dalle nuove sale con gli autoritratti degli artisti alla mostra
dedicata a Eleonora da Toledo che aprirà nel 2023, oltre ad
un'altra a gennaio su Rudolph Levi e un'esposizione sulla
finanza nell'antica Roma. Senza dimenticare gli Uffizi diffusi,
dall'intera sala a Ravenna nella Casa di Dante ai lavori per il
restauro e l'allestimento della Villa Ambrogiana di Montelupo.
Un'offerta davvero ampia che certo non comunica un'idea di
crisi. "Questo perché tutte le autonomie parziali che sono state
date a musei e siti archeologici hanno dato grandi frutti -
ribadisce -. Ma il fatto che non ci sia alcuna cogestione delle
risorse umane rimane un vulnus della riforma. Su questo chi ci
governerà dopo il 25 settembre dovrà riflettere. Si può
scegliere tra diverse soluzioni. L'unica cosa che non si può
fare è rimanere fermi".
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