Da oggi tutti gli accessi al Monte Meron in Galilea sono presidiati dalla polizia per impedire che in occasione della ricorrenza ebraica del Lag ba-Omer, che si celebrerà il 13 maggio, masse di ortodossi vi accedano per raggiungere la tomba di un rabbino del 18/o secolo che è lì sepolto.
L'anno scorso, nella stessa circostanza, 4.000 torpedoni giunsero alle pendici della montagna e oltre 230 mila fedeli vi ascesero per pregare sulla tomba del rabbino Shimon Bar Yochai, un cabbalista morto in odore di santità. Di norma le famiglie si trattengono sul luogo per giorni e accendono falò in ricordo della rivolta del combattente ebreo Bar Kochbà che nel secondo secolo d.C sfidò le legioni romane.
Di fronte al rischio che una tale massa umana potesse stiparsi in un luogo così piccolo ha indotto il ministero della sanità ad esigere misure straordinarie, nel tentativo di impedire che proprio dal Monte Meron si sprigioni in tutto il Paese una seconda potente ondata di coronavirus. Le masse religiose, dunque, resteranno quest'anno a casa e sul monte sacro saranno accesi solo tre falò simbolici. Ma gli irriducibili potranno egualmente osservare i riti dell'occasione: se non sulla montagna, da elicotteri che la sorvoleranno. Per 1.200 dollari a testa una compagnia di noleggiatori offre infatti la possibilità di ospitare quattro persone per ogni velivolo: saranno 10 minuti di voli concentrici sulla tomba del rabbino durante i quali potranno elevare preghiere al Cielo. "Abbiamo ricevuto richieste da vari Paesi al mondo" ha detto uno degli organizzatori.
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