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Calenda: Draghi unica garanzia, non faremo da stampella

Calenda: Draghi unica garanzia, non faremo da stampella

Renzi: Mario dice no a giornalisti ma non lo dirà a Mattarella

ROMA, 23 settembre 2022, 10:41

Giovanni Innamorati

ANSACheck

Carlo Calenda - RIPRODUZIONE RISERVATA

Carlo Calenda - RIPRODUZIONE RISERVATA
Carlo Calenda - RIPRODUZIONE RISERVATA

Carlo Calenda e Matteo Renzi rilanciano l'obiettivo politico del terzo polo: far rimanere Mario Draghi a Palazzo Chigi, nonostante lui sia recalcitrante.Pensano che a "costringerlo" potrebbe essere il risultato delle urne.Un obiettivo ribadito e che si può realizzare se la proposta politica della "strana coppia" riuscirà a rubare voti al centrodestra, portandolo ad un pareggio.

"Con un buon risultato terremo Draghi alla guida" del Paese, ha detto Calenda. Scenario possibile "con un governo di larga coalizione", frutto di un insuccesso dei due poli. Dello stesso avviso Renzi: "Se il centrodestra non vince vuol dire che siamo all'ennesimo stallo e serve un governo istituzionale", e a quel punto entrerebbe in gioco Draghi, nonostante il suo netto "no" di venerdì scorso. "Draghi dice di no ai giornalisti ma quando glielo chiederà il presidente della Repubblica sarà diverso", ha affermato il leader di Iv.

L'insistenza su Draghi a Palazzo Chigi da parte del terzo polo, nasce dal contesto internazionale: "Abbiamo una certezza - ha detto Calenda - il governo Meloni-Berlusconi-Salvini non è una garanzia per le alleanze internazionali. L'unica garanzia di fedeltà ai nostri alleati e ai valori dell'Occidente è andare avanti con Mario Draghi", ha spiegato Calenda. In ogni caso Renzi e Calenda escludono che il terzo polo possa fare da stampella per far nascere un governo di centrodestra o di centrosinistra, se alle due coalizoni mancassero i seggi in Parlamento: "né con Meloni né con Fratoianni" sintetizza Renzi.

Sui programmi, ha spiegato Calenda, il terzo polo "ritiene che bisogna investire ogni euro di spesa su scuola e sanità. Con particolare attenzione a quelle parti d'Italia dove l'emergenza educativa è diventata un'emergenza democratica".

La scelta di dare priorità all'istruzione, ha detto ancora il leader di Azione, dipende dal fatto che "in Italia abbiamo un grande problema di skills mismatch", cioè il divario di competenze richieste dalle aziende e quelle che hanno i ragazzi che escono dalle scuole. "In primo luogo, bisogna portare la scuola dell'obbligo a18 anni, estendere il tempo pieno a tutte le scuole primarie e istituire delle aree di crisi complessa in cui inviare i migliori insegnanti". E poi la sanità, in cui per una mammografia occorre attendere 22 mesi, e per una Tac 13: "dobbiamo investire circa 33 miliardi di euro per arrivare ad un rapporto spesa/ Pil simile a quello dei grandi Paesi europei".

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