Fa discutere, in Perù, il caso di Ana
Estrada, una psicologa e attivista diventata la prima persona a
morire facendo ricorso all'eutanasia nel Paese sudamericano,
dove il procedimento è ancora illegale. Il comitato permanente
della Conferenza episcopale peruviana ha condannato il gesto,
reso noto dall'avvocato della paziente, Josefina Miró.
"Ana è morta alle sue condizioni, secondo la sua idea di
dignità e nel pieno controllo della sua autonomia fino alla
fine", ha scritto il legale in un comunicato alla stampa.
La Chiesa cattolica peruviana ha definito l'eutanasia una
violazione del diritto inalienabile alla vita, sottolineando che
non esiste giustificazione per porre fine alla vita di una
persona, indipendentemente dalle circostanze.
La storia di Ana, affetta da polimiosite, una malattia
degenerativa e incurabile, ha acquisito notorietà dopo che la
Corte suprema le consentì eccezionalmente l'accesso
all'eutanasia il 22 luglio 2022. La sentenza ha rappresentato
l'epilogo di un ampio processo legale avviato da Estrada nel
2019, "cercando di esercitare la sua autonomia sul processo di
morte in termini dignitosi", ha sottolineato Miró.
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