Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.
Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.
In evidenza
Extra
Responsabilità editoriale di Advisor
Responsabilità editoriale di Advisor
Nessun sorpresa. La Banca Centrale Europea lascia i tassi d'interesse fermi: quello principale rimane a zero, il tasso sui depositi a -0,50% e il tasso sui prestiti marginali a 0,25%. Vediamo come i gestori commentano le decisioni prese nel corso del meeting della BCE di giovedì 10 giugno.
Per Silvia Dall’Angelo, senior economist per la divisione internazionale di Federated Hermes, “la riunione è stata un vero e proprio esercizio di bilanciamento tra il riconoscimento dei recenti progressi in termini di prospettive economiche e il mantenimento di condizioni di finanziamento favorevoli per sostenere la ripresa che sta prendendo forma. Alla fine della tanto attesa revisione del PEPP, la BCE ha confermato che manterrà un ritmo ‘significativamente’ più veloce di acquisti per il prossimo trimestre. Non è una sorpresa, dato che la ripresa europea è appena iniziata, in un contesto dominato ancora dalla persistente incertezza sull'evoluzione della pandemia. Tuttavia, la decisione è stata probabilmente scomoda per la frangia più hawkish del Consiglio direttivo, soprattutto alla luce del recente miglioramento delle prospettive. Tutto sommato ha assolutamente senso che la BCE mantenga un ritmo più veloce di acquisti del PEPP durante i mesi estivi, che di solito mostrano una certa volatilità. Sullo sfondo, la BCE deve affrontare problemi più grandi”.
L’esperta sottolinea che “la scadenza del PEPP alla fine di marzo 2022 potrebbe portare agli effetti di ‘avvicinamento ad un bordo della scogliera’. Il quadro per gli acquisti deve evolvere per tutelare la propria flessibilità che è stata incorporata nel PEPP e per offrire maggiore chiarezza sulla funzione di reazione. Allo stesso tempo, dal momento che la Fed ha adottato un quadro di ‘obiettivo medio d'inflazione’ nel settembre 2020, le politiche della BCE sono destinate a rimanere strutturalmente più rigide di quelle della FED, il che ha conseguenze sull'euro e sulle prospettive di inflazione. La revisione della strategia in corso offre di fatto alla BCE l'opportunità di affrontare entrambe le questioni, ma questo potrebbe rivelarsi un compito impegnativo dati i segnali di spaccatura tra ‘colombe’ e ‘falchi’ all’interno del Consiglio direttivo”.
Nicolas Forest, global head of fixed income and member of the executive committee di Candriam, sottolinea che “le colombe, guidate da Christine Lagarde, hanno però vinto questo round e la BCE non ha cambiato i tassi di riferimento, continuando a utilizzare l'intera dotazione del PEPP a un ritmo sostenuto. Così il ritmo degli acquisti dovrebbe rimanere intorno agli 80 miliardi al mese, anche se durante l’estate questa velocità potrebbe essere ritoccata. Allo stesso tempo, la BCE ha rivisto al rialzo le sue aspettative di crescita dal 4% al 4,6% per il 2021 e dal 4,1% al 4,7% per il 2022. Anche le proiezioni sull'inflazione sono state riviste al rialzo per il 2021, dall'1,5% all'1,9%, sebbene Christine Lagarde abbia sottolineato il carattere transitorio di tale aumento, prevedendo un calo all'1,5% nel 2022. Per giudicare la credibilità della politica monetaria europea, infatti, bisognerà seguire da vicino le aspettative sull’inflazione a lungo termine. La prossima riunione importante della BCE sarà quella di settembre, quando ci aspettiamo le conclusioni della revisione strategica autunnale. Per allora l’Eurotower dovrà preparare il mercato alla fine del PEPP, esprimersi sul suo altro programma di acquisto di asset APP e fare chiarezza sulla sua futura politica di liquidità, in particolare attraverso i TLTRO. La parte più difficile, quindi, deve ancora venire”.
“Avanti così, nessun tapering in vista”. Secondo Paul Diggle, vice capo economista di Aberdeen Standard Investments, è “questo è il messaggio che la BCE ha inviato con successo con la decisione di oggi. La decisione di politica monetaria è quasi parola per parola invariata da aprile, con il proseguimento degli acquisti di asset al recente ritmo più elevato. Gli investitori guardano la conferenza stampa e le nuove previsioni alla ricerca di qualsiasi segnale che indichi un atteggiamento da falco, ma la dichiarazione è risolutamente dovish e continua con una politica monetaria molto accomodante”.
Konstantin Veit, senior portfolio manager european rates di PIMCO, rileva che “la BCE ha confermato l'attuale configurazione di politica monetaria, ha mantenuto una ‘mano ferma’ nonostante la deludente previsione di inflazione dell'1,4% per il 2023. La riunione di settembre potrebbe essere interessante, dato che la BCE prevede di concludere la revisione della strategia in quel periodo e probabilmente inizierà a comunicare la strategia del PEPP per il 2022. La BCE probabilmente eliminerà gradualmente gli acquisti netti nell'ambito del PEPP nel 2022, e gli strumenti di acquisto di attività più regolari torneranno alla ribalta per mettere a punto la politica monetaria post-pandemia. La BCE prevede di comprare asset fino a poco prima di iniziare ad alzare i tassi di interesse, il che, date le prospettive di inflazione, è improbabile che accada entro i prossimi tre anni. Mentre i programmi e gli acquisti mensili varieranno a seconda delle prospettive di inflazione, la BCE continuerà a comprare asset per gli anni a venire e, come la Banca del Giappone, le considerazioni sulla sostenibilità delle politiche potrebbero acquisire sempre più importanza”.
David Zahn, head of european fixed income di Franklin Templeton, mette in luce che “la BCE ha aumentato le sue previsioni di crescita e inflazione rispettivamente al 4,6% e all'1,9% per il 2021, il che dimostra che l'economia europea si sta riprendendo dalla crisi del Covid-19. È probabile che la Bce abbia deciso di lasciare i tassi e il ritmo del programma di acquisto di obbligazioni invariato fino al completamento della revisione strategica prevista per l'autunno. Tuttavia, alla luce dell'aggiornamento delle previsioni di inflazione e crescita, l'accomodamento dovrebbe essere ridotto nei prossimi trimestri, il che dovrebbe far salire i rendimenti delle obbligazioni e allargare leggermente gli spread delle obbligazioni periferiche. I portafogli a reddito fisso europei di Franklin Templeton sono posizionati con una duration corta in previsione di questa mossa”.
Fabio Castaldi, senior investment manager di Pictet Asset Management, spiega che “le aspettative di una riunione con potenziali novità importanti sul lato della riduzione degli acquisti del PEPP erano già venute meno nelle ultime settimane, in virtu’ dalla comunicazione aggressiva delle “colombe” del direttorio dell’ECB (Philippe Lane, Panetta e Villeroy de Galhau in testa) circa la necessità di mantenere condizioni finanziare accomodanti nella fase di uscita dell’economia europea dalla crisi pandemica. I mercati obbligazionari dell’area Euro e gli spread dei mercati periferici, in deciso recupero nelle settimane recenti, si erano pertanto riposizionati per un’ulteriore riunione di transizione. E tale è stato l’esito del meeting odierno. Revisioni al rialzo delle previsioni di crescita (ampiamente previste) e d’inflazione per il 2021 e 2022 ma invariate per il 2023. Sul lato inflazione buona parte delle revisioni al rialzo vengono attribuite ad effetti base o comunque temporanei con proiezioni a medio termine (1,4%) ancora ben al di sotto dell’obbiettivo di policy del 2%. In conclusione, gli acquisti di titoli obbligazionari da parte dell’ECB sotto il programma del PEPP continueranno al ritmo significativamente superiore rispetto ad inizio anno (ed incrementato nel secondo trimestre), con la dovuta flessibilità richiesta dal periodo estivo. L’attesa si sposta quindi alla riunione del 9 di settembre (il meeting di luglio non ci aspettiamo possa riservare novità importanti), quando anche la ‘revisione strategica della politica monetaria’ da parte della ECB potrebbe essere in dirittura d’arrivo”.
Pasquale Diana, senior macro economist di AcomeA SGR, evidenzia che "nel corso della conferenza stampa, la presidente Lagarde ha sottolineato che le nuove previsioni fanno ben sperare rispetto a quelle più modeste di marzo. La Banca Centrale continua a vedere un’economia che opera sotto il potenziale e non è preoccupata dalle pressioni dal lato dei salari, nonostante ci siano segnali più incoraggianti sul lato inflazione core. La Lagarde è rimasta ambigua riguardo alla tempistica di un’uscita dal PEPP ritenendola 'prematura', e ha indicato che la Strategy Review verrà conclusa nella seconda parte del 2021. Sulle “condizioni finanziarie”, la BCE sostiene che sia impossibile focalizzarsi su un solo indicatore. Al contrario, la Banca Centrale prende in considerazione una serie di variabili. Ancora una volta la Lagarde ha scelto di enfatizzare le differenze tra il ciclo economico negli USA e nell’Eurozona, il che lascia presagire come la BCE non intenda lanciare segnali di tapering prima che lo faccia la Fed".
Per Giuseppe Zaffiro Puopolo, portfolio manager di Moneyfarm, "le prospettive di inflazione europea costituiscono un elemento fondamentale nelle decisioni politiche della BCE e, per ora, rimangono sotto controllo. Le aspettative di consenso vedono un'inflazione ancora al di sotto dell'obiettivo della Banca Centrale, sia nel breve (2 anni) che nel lungo termine (10 anni). Per questo motivo ci sembra ragionevole ipotizzare che il sostegno politico della BCE rimarrà intatto ancora a lungo, indipendentemente dalla sua decisione sul ritmo degli acquisti di asset. Riteniamo quindi che, se la BCE dovesse ridurre il ritmo degli acquisti di asset nei prossimi mesi, questa andrebbe considerata una decisione operativa, piuttosto che una politica. La BCE si è impegnata a mantenere il proprio sostegno politico per tutta la durata della crisi pandemica, almeno fino all'inizio del 2022. Prevediamo perciò che il sostegno rimarrà in vigore, date le prospettive che indicano un'inflazione al di sotto dell'obiettivo".
Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, sintetizza così le evidenze emerse dal meeting: "La BCE prende tempo e rinvia le decisioni più importanti probabilmente al meeting del 9 settembre, quando saranno aggiornate le stime su inflazione e PIL e, forse, sarà stata ultimata la strategic review. Su questo punto la Lagarde ha ribadito l’impegno ad ultimare i lavori nel corso del secondo semestre. Sulla discussione relativa al tema dell’effetto transitorio o meno dell’inflazione, la Lagarde ha ribadito l’impatto transitorio. Dalla marcata revisione delle stime del 2021 emerge però come l’impatto transitorio debba intendersi nel senso di alcuni trimestri. Come si può osservare dalla tabella seguente, effettuata su nostre stime in linea con la media dell’1,9% oggi dichiarata dalla BCE, nei prossimi mesi l’inflazione potrebbe stazionare ben sopra il 2%".
Responsabilità editoriale di Advisor
Ultima ora