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Sepe porta in teatro la fine della Germania di Weimar

Sepe porta in teatro la fine della Germania di Weimar

Femininum Maskolinum intenso gran spettacolo dopo Roma a Firenze

ROMA, 19 aprile 2024, 19:18

di Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

E' raro trovarsi davanti a un vero, grande spettacolo come questo 'Femininum Maskulinum' di Giancarlo Sepe che si replica alla Comunità di Roma sino a domenica e sarà poi alla Pergola di Firenze dal 23 al 28 aprile, che lo produce come Teatro della Toscana. Ciò grazie alla sua ricerca di perfezione, all'idea originale e la messinscena del regista, all'uso dello spazio, delle luci, delle musiche, per la qualità attoriale di un gruppo di ottimi giovani impegnati in movimenti difficili, di spesso ripetitivi, veloci e di gruppo, che non diventano mai marionettistici, capaci di cantare e parlare (qui qualche sottotono capita) e di realizzarsi e relazionarsi sempre in un lavoro che è d'insieme più che di personaggi e protagonisti.
    Lo spettacolo è un inno alla libertà, di per se stessa eversiva, specie in momenti in cui cala , come mostra Sepe, una cappa nera, come un sipario che nasconde e inghiotte tutti, su una società, un mondo, un'epoca. Qui la Germania nazista che segue e cerca di cancellare la vitalità della Repubblica di Weimar, in cui ognuno può esser quel che vuole, che sia ariano o ebreo, bianco o nero, di qualsiasi tendenza sessuale, visto che il sesso, la sensualità è lo spazio del proprio libero modo di essere.
    Si inizia così con una scena di nudo, con una coppia che poi si veste e sveste, un uomo e una donna che si scambiano l'abito perché il genere non è più una regola, una prigione. La canzone da cui viene il titolo dello spettacolo parla del resto di cambi d'abito che fanno passare il femminile per maschile e viceversa.
    I costumi sono di Lucia Mariani e si prosegue in un continuo vestirsi e spogliarsi, a sottolineare un'epoca di cambiamenti e travestimenti di abiti da sera sostituiti da divise, momenti di seduzione e vita a momenti di violenza e morte, ma anche a dare al lavoro un andamento da musical, quasi metafora della vita.
    Del resto si canta di tutto, motivi tedeschi d'epoca, da 'Berlin' che ride e piange a 'Ja und Nein' che hanno perso senso e tante musiche classiche e non di ogni epoca e genere scelte come sempre con sapienza da Sepe per dar corpo e sentimento a un momento visivo.
    Come si legge su un muro, si parte dal 1929, subito dopo la prima volta che il partito Nazionalsocialista si presenta alle elezioni ottenendo un risultato irrilevante, anno in cui viene assegnato il premio Nobel per la letteratura a Thomas Mann che ha 54 anni. E lo scrittore, cui dà corpo e importanza l'interpretazione di Pino Tufillaro, compare per sottolineare la vitalità culturale dell'epoca e poi per seguirne la scelta di lasciare nel 1933, anno in cui Hitler diventa Cancelliere, la Germania assieme alla moglie ebrea Katia. E c'è pure Hitler, colto anche nella tragica infatuazione per la nipote Geli, sino all'uscita di scena. E c'è il sogno dell'America con la sua doppia faccia rivelata dalla figura di Al Capone.
    Tutto questo, magari non in certi particolari, ma è nello spettacolo, nei suoi simboli, in un mostrare una vita corale, quotidiana nei suoi cambiamenti, nelle sue resistenze, nelle sue sconfitte, tra chi resta e chi parte, in un variare che spesso trova il suo tono e i rumori fuoriscena, colpi violenti alla porta, uno sventagliare di mitra, un variare delle luci che da 'normali' diventano a forte contrasto, disegnate da Javier Delle Monache. Mentre lo spazio del palcoscenico della Comunità, ridisegnato da Carlo De Marino e fatto nero con vermigli segni a contrasto, sembra amplificarsi, mostrare doppifondi, aperture che ne fanno quella scatola magica che è sempre il miglior teatro. Teatro che gli spettatori applaudono calorosamente a scena aperta e nel finale con entusiasmo anche verso gli attori, che in questo caso è giusto nominare tutti assieme in ordine alfabetico: Sonia Bertin, Alberto Brichetto, Lorenzo Cencetti, Chiara Felici, Alessia Filiberti, Ariela La Stella, Aurelio Mandraffino, Giovanni Pio Antonio Marra, Riccardo Pieretti, Alessandro Sciacca, Federica Stefanelli.
   

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