AGATA MAZZEO, ERNESTO VAGGI, TRENI
D'AMIANTO, BINARI DI MEMORIA (Pendragon, pp. 350, euro 18).
Impiegati, elettricisti, saldatori, lamieristi, falegnami,
tappezzieri, vetrai e verniciatori. Sono alcune delle
professionalità impegnate nel corso del tempo nella "università
della manutenzione" di treni e carrozze delle Officine grandi
riparazioni di via Casarini a Bologna. Un luogo segnato dalla
presenza dell'amianto, un insieme di minerali che agisce in modo
silenzioso, i cui effetti si riscontrano anche molto tempo dopo
l'inalazione e la cui pericolosità inizia a essere nota già dal
1935, quando viene messo in relazione con l'emersione del
carcinoma polmonare.
La docente di antropologia dell'università di Bologna, Agata
Mazzeo, e lo storico Ernesto Vaggi, grazie alla collaborazione
dell'Associazione familiari e vittime amianto (Afeva)
Emilia-Romagna, del Comune di Bologna, dell'assemblea
legislativa dell'Emlia-Romagna e della Fondazione del Monte,
intervistano alcuni ex lavoratori delle Officine, ormai
dismesse, e pubblicano un libro diviso in sei capitoli, diviso
tra ricerca antropologica e analisi storica di quelle che sono
state le lotte, a partire dagli anni settanta, per tutelare la
salute e il lavoro. Il libro rientra in un progetto più ampio di
divulgazione, nato per tracciare un percorso didattico e museale
sulla vicenda e che prevede anche un documentario video e un
opuscolo diffuso online.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA