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'L'apostolo di pietra', torna Salvatore Niffoi

'L'apostolo di pietra', torna Salvatore Niffoi

Il nuovo romanzo in libreria per Giunti

ROMA, 03 ottobre 2022, 17:48

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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SALVATORE NIFFOI, 'L'APOSTOLO DI PIETRA' (GIUNTI, PP. 252, EURO 18) Torna Salvatore Niffoi e ci porta nel territorio di sogno di Oropsiche, paese della Barbagia fuori dal tempo e dalle rotte, nel suo nuovo romanzo 'L'apostolo di pietra', in libreria per Giunti. E' estate, la notte di San Lorenzo e d'improvviso gli abitanti di Oropsiche si ritrovano a fare tutti lo stesso sogno: un apostolo di pietra, con la testa che ciondola come un ubriaco, scende in terra da una scala di cristallo e si posa nel piazzale della chiesa. Grande sgomento, interesse, stupore, adorazione, terrore agitano la popolazione quando, al risveglio, non lontano dal sagrato, la statua del santo verrà ritrovata per davvero.
    Premio Campiello con 'La vedova scalza' (Adelphi, 2006), Niffoi, nato a Orani nel 1950, in 'L'apostolo di pietra' è come se volesse fare i conti "con la feroce e spietata accelerazione dei ritmi esistenziali imposti dalla società contemporanea. Che ha prodotto, non solo in Barbagia ma nel mondo, un terremoto antropologico con effetti devastanti che sono sotto gli occhi di tutti" dice lo scrittore. "Chi non li vede, o è nato cieco o lo è diventato grazie alle overdosi quotidiane di imbecillità alla quale gli influencer politico-culturali di turno lo hanno sottoposto. La liquefazione dei rapporti umani ha massacrato l'insostituibile piacere della lettura per sostituirlo con quello onanistico dell'estetica del consenso" sostiene Niffoi.
    "La mia Oropische - spiega l'autore - come ogni francobollo di terra che ospita un pugno di umani condannati a vivere, raccoglie dentro di sé tutte le storie del mondo. Nell'Apostolo di pietra, dal punto di vista simbolico-religioso, la cornice narrativa è sostanza vitale. La fede dei personaggi che popolano il mio sertão barbaricino è sempre interessata, mai vocazionale.
    La accettano, tramite la mediazione di San Tomè (San Tommaso) perché tutti hanno paura della morte, del dolore e di tutto ciò che di terribile potrebbe succedere loro in vita. Mancano di fiducia in se stessi e in Dio, per questo si rifiutano di riconoscere l'ineluttabilità del male, della morte. Vivono dentro un'omologazione delirante".
    Nel romanzo si alternano storie di sangue e di passione, di metamorfosi e riscatto, di perdita, di dissoluzione che conducono di fronte a un altrove enigmatico e arcaico.
    "Per me scrivere è un atto d'amore e di dolore. Alle pagine placebo-camomilla, anche nelle mie letture, preferisco quelle spinose che tolgono il sonno e fanno pensare. Non ho mai scritto per soldi o a richiesta, detesto gli scrittori che per quattro soldi discettano su tutto, dalla cardiochirurgia alla finanza, dalla politica alla danza. Oggi in campo editoriale c'è un eccesso di buonismo culturale, si sente la mancanza di Pasolini, della grande lezione di un pensatore ingiustamente dimenticato come Gramsci" sottolinea Niffoi.
   

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