di Giovanni Innamorati
Sergio Gentili, "Il Partito Comunista
Italiano. Storia di rivoluzionari: 1921-1945" (pp 226, Bordeaux
Edizioni, 16,50 Euro)
Nei dibattiti in occasione del centesimo anniversario della
nascita del Pci (21 gennaio 1921), si è spesso parlato
dell'importanza della cosiddetta svolta della Bolognina, guidata
da Achille Occhetto nel 1989, a seguito della caduta del muro di
Berlino e della fine dell'Unione sovietica. E' stata infatti la
fine dell'Urss e della guerra fredda a far venir meno in Italia
anche il "fattore K", come lo denominò Alberto Ronchey, cioè
l'esclusione del Pci dal governo dell'Italia, Paese che aderisce
alla Nato. Tuttavia nella vita del Pci un'altra svolta è stata
più rilevante per lo stesso partito e per la storia del nostro
Paese, vale a dire quella di Salerno da parte di Palmiro
Togliatti nell'aprile del 1944. L'allora segretario del Pci
sancì a chiare lettere e senza ambiguità alcuna, l'adesione del
suo partito al principio democratico, abbandonando il principio
della rivoluzione come atto necessario per prendere il potere e
introdurre nel tessuto sociale i principi del socialismo. Come è
dunque stato possibile questo passaggio da partito
rivoluzionario, come era nato nel 1921 in contrapposizione
all'impostazione riformista, a partito democratico, addirittura
protagonista della Assemblea costituente e della nascita della
Repubblica?
A questo passaggio e agli anni dal 1921 al 1945 della vita
del Pci è dedicato il libro di Sergio Gentili (già dirigente del
Pci e ex deputato Pds/Ds) che, con un racconto chiaro e lineare
fa emergere dalle proprie pagine personaggi, eventi, contesti.
Diventa allora chiaro che la svolta di Salerno di Togliatti non
si configura come un fulmine a ciel sereno, né come una scelta
tattica, bensì come il definitivo passo di un cammino politico
ed una elaborazione teorica che ha delle precise tappe, sia
nella vita interna italiana sia nel contesto dell'Internazionale
comunista a cui il Pci aveva aderito sin dalla fondazione. Nel
testo di Gentili emerge anche l'originalità delle posizioni del
Pci all'interno dell'Internazionale comunista, e rispetto ad
altri Partiti comunisti di altri Paesi europei. Si stagliano
anche le figure di tanti dirigenti, alcuni noti al grosso
pubblico anche oggi, come Gramsci o Terracini, oltre allo stesso
Togliatti, altri meno noti. Nomi che nelle pagine di Gentili,
diventano persone reali, a tutto tondo, uscendo dalla dimensione
in bianco e nero stereotipata delle foto dei libri di storia.
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