"Le nostre scelte di consumo
possono spostare l'ago della bilancia. Noi di Slow Food lo
diciamo da sempre per quanto riguarda il cibo ma ancora tanta
strada c'è da fare per quel che riguarda l'acqua". Lo afferma
Federico Varazi vice presidente di Slow Food Italia alla
conferenza Acqua alle corde in programma a Slow Fish, la
manifestazione organizzata da Slow Food e Regione Liguria al
Porto Antico di Genova. Eppure, della finitezza di questo bene
comune, riconosciuto dall'Onu diritto umano nel 2010, si parla
da decenni. Anche la Fao ci avvisa che entro la metà del secolo
avremo bisogno di oltre un terzo di acqua in più per produrre il
cibo necessario per sfamare la popolazione in crescita nel
mondo. Dall'altro lato, quando l'acqua è troppa, i fenomeni
atmosferici sono estremi e fuori stagione, ci ritroviamo la
drammatica situazione dell'Emilia-Romagna.
"Tra i rischi c'è la sussistenza per i popoli delle aree più
fragili del pianeta, ma anche la perdita di tantissime specie
animali e vegetali", sottolinea Marirosa Iannelli, presidente
del Water Grabbing Observatory. "Bisogna educare per non
sprecare cibo, perché per produrlo è stata impiegata preziosa
acqua", continua Iannelli. E poi c'è lo sfruttamento della
risorsa. "Succede in Africa soprattutto, quando una
multinazionale ha accesso all'acqua per irrigare le piantagioni
di canna da zucchero utilizzata per produrre bibite gassate e
nello stesso tempo le donne devono fare 40 minuti a piedi per
arrivare al primo pozzo o fiume", sottolinea la ricercatrice.
Anna Gavioli, biologa e referente tecnico del Parco Delta del
Po, ha messo in evidenza come il territorio sia influenzato dai
cambiamenti climatici che determinano il comportamento del mare:
"L'innalzamento del livello del mare che estendendosi
nell'entroterra causa effetti impattanti, come la salinizzazione
delle terre e delle acque interne, l'erosione costiera con aree
che negli ultimi 50 anni hanno perso 200 metri di territorio
sottratti alla biodiversità e ai vari habitat e specie che lo
abitano".
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