(ANSA) - ROMA, 03 FEB - I pm della Dda di Roma hanno chiuso
l'indagine relativa alla prima 'locale' di 'ndrangheta che era
attiva da anni nella Capitale. L'atto è stato notificato a 67
persone che ora rischiano di finire sotto processo anche per
l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Secondo l'impianto accusatorio del pm Giovanni Musarò, a capo
dell'organizzazione c'erano Antonio Carzo e Vincenzo Alvaro,
entrambi appartenenti a storiche famiglie di 'ndrangheta
originarie di Casoleto, centro in provincia di Reggio Calabria.
La 'locale' operava a Roma dopo avere ottenuto il "via libera"
dalla casa madre in Calabria. Tra i reati contestati anche
cessione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze
stupefacenti, estorsione aggravata e detenzione illegale di arma
da fuoco.
Le indagini hanno evidenziato come fino al settembre del 2015
non esistesse una "locale" nella Capitale, anche se sul
territorio cittadino operavano numerosi soggetti appartenenti a
famiglie e dediti ad attività illecite. Nell'estate del 2015,
Carzo avrebbe ricevuto, secondo quanto accertato dagli
inquirenti, dall'organo collegiale posto al vertice
dell'organizzazione unitaria (la Provincia e Crimine),
l'autorizzazione per costituire una struttura locale che operava
nel cuore di Roma secondo le tradizioni di 'ndrangheta: riti,
linguaggi, tipologia di reati tipici della terra d'origine.
Il gruppo agiva su tutto il territorio di Roma con una gestione
degli investimenti nel settore della ristorazione (locali, bar,
ristoranti e supermercati) e nell'attività di riciclaggio di
ingenti somme di denaro. (ANSA).
'Ndrangheta, struttura 'locale' a Roma, 67 a rischio processo
A capo del gruppo criminale Antonio Carzo e Vincenzo Alvaro
