Dall'11 novembre al 28 gennaio
l'ultimo piano del museo di Santa Giulia di Brescia ospita la
mostra 'Finché non saremo libere', sul tema della condizione
femminile nel mondo, con un particolare focus sull'Iran.
L'esposizione, a cura di Ilaria Bernardi, è promossa dal Comune
di Brescia e dalla Fondazione Brescia Musei in collaborazione
con l'Associazione Genesi, che divulga i diritti umani e le
questioni ambientali attraverso l'arte contemporanea. La mostra
collettiva è il quarto passo di Fondazione Brescia Musei
nell'impegno culturale dedicato agli artisti dissidenti, dopo le
esposizioni di Victoria Lomasko, Badiucao e Zehra Dogan,
nell'ambito del Festival della Pace. Con 'Finché non saremo
libere' il museo di Santa Giulia raccoglie le opere di artiste
provenienti da diverse parti del mondo, in particolare delle
iraniane Sonia Balassanian, Farideh Lashai, Shirin Neshat,
Soudeh Davoud e Zoya Shokoohi. Tre le sezioni: la prima propone
uno sguardo femminile internazionale su diritti, memoria e
multiculturalità; la seconda è dedicata a Farideh Lashai e a
Sonia Balassanian, esponenti dell'arte contemporanea in Iran; e
la terza è un omaggio a Zoya Shokooi con i suoi coinvolgenti
interventi site-specific 'Verbum' e 'Respiro'. Il titolo della
mostra rielabora al femminile il libro 'Finché non saremo
liberi. Iran la mia lotta per i diritti umani' di Shirin Ebadi,
pacifista iraniana esule dal 2009, la prima donna musulmana a
ricevere il Premio Nobel per la pace nel 2003, per i suoi sforzi
per la democrazia e i diritti umani, in particolare delle donne,
dei bambini e dei rifugiati. L'esposizione di Brescia assume
dunque un significato ancora più importante dopo la
proclamazione del Nobel per la Pace di quest'anno a Narges
Mohammadi, attivista iraniana, in carcere dal 2016 per la sua
battaglia contro l'oppressione delle donne in Iran e per
promuovere diritti umani e libertà per tutti. "Fino a oggi la
mostra è stata itinerante - spiega la curatrice Ilaria Bernardi
- ma grazie a Fondazione Brescia Musei per la prima volta le
opere della collezione si aprono ad altri lavori per trattare la
questione femminile". "E' una mostra collettiva inedita con
portfolio originali per l'Italia, di altissimo spessore, di
artiste mai esposte nel nostro Paese - commenta Stefano
Karadjov, direttore di Brescia Musei - Alcune opere sembrano
incomplete come quelle di Zoya Shokooi, un'artista performativa
esule i cui lavori vogliono fare comprendere la sua condizione
al Paese che la sta ospitando. Realizza momenti di forte empatia
ai quali partecipano attivamente spettatori e spettatrici".
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