(ANSA) ROMA 9 APR - Con Jeremy Irons come Virgilio arriva al
cinema solo per tre giorni, il 15, 16 e 17 aprile distribuito da
Nexo, "Il Museo del Prado. La corte delle meraviglie",nuovo
appuntamento del progetto di Nexo Digital con La Grande Arte al
Cinema.
Il film documentario, diretto da Valeria Parisi ci
accompagna in uno dei templi dell'arte mondiale nel suo
duecentesimo anniversario. Si parte dal giorno della sua
fondazione, quel 19 novembre 1819 in cui per la prima volta si
parlò di Museo Real de Pinturas per arrivare a quello che è oggi
questa struttura che resta uno dei musei più visitati del mondo,
con un tesoro di 8000 opere d'arte.
"Non ho avuto una grande educazione all'arte moderna - dice
l'attore -, ma il mio rapporto con l'arte in generale è
istintivo, animalesco. Ad esempio quando sono andato al
Guggenheim Museum di Bilbao ho provato una vera eccitazione
anche solo nell'entrare e nel passare da un padiglione
all'altro".
L'arte moderna, aggiunge poi, "ha modi diversi di
rappresentarsi oggi: è anche cinema, fotografia, arte
concettuale, tutte cose verso cui si provano emozioni più grezze
e viscerali".
Valore aggiunto di avere una guida premio Oscar?
"Quello che mi sono impegnato a fare - dice - è stato
trasmettere al pubblico il fascino e la bellezza di ciò che gli
mostravo. Grazie al testo che mi hanno fornito ho imparato tante
cose che mi hanno affascinato da profano quale sono. E questo
entusiasmo che provavo ho cercato di trasmetterlo".
Il regista italiano con cui vorrebbe lavorare è "sicuramente
Paolo Sorrentino, un grande" mentre il pittore a cui vorrebbe
dare un volto è El Greco "perché è un artista che secondo me
nasconde molte cose".
Misurarsi in qualità di guida di questo documentario - una
produzione 3D Produzioni e Nexo Digital in collaborazione con il
Museo del Prado, con il sostegno di Intesa Sanpaolo e con la
partecipazione di SKY Arte - spiega ancora Iron:"Fa parte della
mia voglia di affrontare sempre nuove sfide. Ho sempre amato
esplorare e devo dire che sono stato fortunato di essermi
trovato a fare tante cose diverse da Gesuita in Mission a uomo
che si innamora di una tredicenne in Lolita. Il fatto è che se
non affronto nuove cose mi annoio facilmente".
Una cosa poi è certa, Irons odia tecnologia e social: "Non ho
Facebook né Instagram, uso poco l'e-mail e raramente Google.
Sono lontano dalle nuove generazioni, amo solo il mio cavallo,
il mio giardino e la barca".
Il suo aplomb inglese viene appena scalfito alla parola
Brexit: "Se la si dovesse votare di nuovo, non mi resterebbe che
scappare in Irlanda -dice -. Ancora sto soffrendo per il crollo
del sistema finanziario che c'è stato nel mio Paese. Molti
inglesi hanno votato a favore della Brexit perché davano la
colpa agli stranieri se non trovavano lavoro e perché c'era chi
allora diceva che la Gran Bretagna sarebbe tornata grande,
proprio come fa Trump con l'America. È stato facile per i nostri
politici - conclude l'attore - dare la colpa all'Europa della
crisi, mentre le cause dipendevano molto dai pasticci fatti
dalle banche".
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