Per dimostrare le potenzialità dei suoi forni, la società ha organizzato un festival gastronomico a Dezhou, la città nell'est del paese che è diventata negli anni la "Solar Valley" della Cina. Ventiquattro chef hanno cucinato per centinaia di persone con i forni solari le più tipiche ricette cinesi, dal riso al maiale al pesce.
I forni sono composti da un tubo di vetro chiuso alle estremità da due tappi di metallo, lungo 2 metri nella versione da ristorante e 1 metro in quella da picnic. Il tubo è sorretto da un treppiede, che lo tiene inclinato sopra due specchi.
Questi riscaldano il tubo riflettendo i raggi del sole, portando la temperatura interna fino a 400 gradi. In un giorno di bel tempo, i forni possono far bollire l'acqua in mezz'ora e arrostire il pesce in un quarto d'ora.
Il vantaggio di questi dispositivi è che non consumano energia e non producono fumi e Co2. Due pregi particolarmente apprezzati in un paese come la Cina, che non ha fonti fossili tranne il carbone e che soffoca letteralmente per le emissioni di questo. Circa 600 milioni di cinesi cucinano ancora con carbone, legno e biomasse, per non parlare delle centrali elettriche e del riscaldamento.
"Puntiamo a permettere a metà della popolazione mondiale di usare forni solari nel giro di 10 anni", spiega il fondatore di Himin, Huang Ming. (ANSA-AP)
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