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Neutrini nell'ultimo respiro di una stella

Neutrini nell'ultimo respiro di una stella

Mentre viene divorata da un buco nero

23 febbraio 2021, 13:24

Redazione ANSA

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Ricostruzione della morte du una stella ingoiata da un buco nero (fonte: DESY, Science Communication Lab) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ricostruzione della morte du una stella ingoiata da un buco nero  (fonte: DESY, Science Communication Lab) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Ricostruzione della morte du una stella ingoiata da un buco nero (fonte: DESY, Science Communication Lab) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Identificato un neutrino ad alta energia nell’ultimo respiro di una stella divorata da un buco nero. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Astronomy si deve alla ricerca coordinata dall’Università di New York e dal centro di ricerca Desy tedesco, potrà aiutare a comprendere meglio la fisica di queste misteriose particelle.

Gli autori dello studio pensano, infatti, che i buchi neri siano acceleratori di particelle naturali abbastanza potenti da proiettare nello spazio neutrini ad alta energia. Grazie a modelli al computer e a diversi telescopi, spaziali e terrestri, i ricercatori hanno ricostruito il viaggio di questo neutrino.


Ricostruzione della morte du una stella ingoiata da un buco nero (fonte: DESY, Science Communication Lab)

È iniziato circa 700 milioni di anni fa, quando sulla Terra si evolvevano i primi animali. A proiettarlo nel cosmo dopo aver divorato una stella, a causa della sua enorme attrazione gravitazionale, un buco nero gigante con una massa pari a 30 milioni di volte quella del Sole, nella costellazione Delfino. Il viaggio del neutrino si è poi concluso nell’ottobre 2019 al Polo Sud, dove è stato catturato dal cacciatore di neutrini IceCube, immerso nei ghiacci antartici.

“L’origine dei neutrini cosmici ad alta energia è ancora in gran parte sconosciuta, perché sono notoriamente difficili da catturare”, spiega uno dei coordinatori della ricerca, Sjoert van Velzen, ex fisico dell’Università di New York, ora in forze all’Università olandese di Leida. Per l’esperto, “è la seconda volta che si riesce a ricostruire una delle fonti di questi neutrini cosmici”.

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