Pasquale Frega, ad di Novartis
Italia, spiega in un'intervista su La Stampa le strategie della
multinazionale dopo l'accordo con Pfizer e in vista
dell'incontro col governo: "Siamo pronti a contribuire alla
produzione italiana di vaccini oggi e in futuro".
Attivare una produzione italiana è possibile "ma è una scelta
strategica. Non sapendo se nei prossimi anni dovremo
rivaccinarci ci sono due strade: sperare che non sia necessario
e, nel caso, rimanere dipendenti dal sistema globale, che nel
frattempo potrebbe diventare più efficiente come rimanere
critico; oppure lavorare per diventare indipendenti". Nel breve
termine "si potrebbe aumentare la capacità produttiva italiana"
per contribuire "alla realizzazione di parti dei vaccini con un
impatto positivo sulla dinamica delle dosi". Un lavoro utile
"anche per il futuro. In un anno poi si potrebbe mettere su una
linea produttiva con i bioreattori".
Come Novartis "siamo pronti a giocare un ruolo sia nel breve
sia nel lungo periodo. In Svizzera già lavoriamo
all'infialamento per Pfizer consentendo la produzione di decine
di milioni di dosi in più da luglio a dicembre - sottolinea -.
Non possiamo smettere di produrre le medicine che servono a
tutti, ma creare nuove linee sì. In tre anni investiremo 20
milioni nel nostro sito di Torre Annunziata per fare farmaci
salvavita e potremmo dare una mano sui vaccini".
L'Ue "ha fatto uno sforzo giusto per non creare una guerra
tra Paesi sui vaccini, poi forse ha pagato la complessità
europea, ma i singoli stati non avrebbero fatto meglio". Se
qualcuno pensa di trovare vaccini "tramite mediatori è molto
ingenuo".
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