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Sarcomi tessuti molli, nuove frontiere per l'immunoterapia

Sarcomi tessuti molli, nuove frontiere per l'immunoterapia

Scoperto ruolo delle cellule B in alcuni tipi di questi tumori

ROMA, 27 febbraio 2020, 15:40

Redazione ANSA

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Sarcomi tessuti molli, nuove frontiere per l 'immunoterapia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sarcomi tessuti molli, nuove frontiere per l 'immunoterapia -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Sarcomi tessuti molli, nuove frontiere per l 'immunoterapia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nuove speranze in vista nel trattamento dei sarcomi dei tessuti molli. Uno studio pubblicato su Nature ha dimostrato che le cellule immunitarie di tipo B svolgono un ruolo importante nella risposta di alcuni di questi tumori rari all'immunoterapia. In precedenza, infatti, si pensava che solo le cellule T potessero agire in questo modo. La scoperta contribuisce a spiegare la differenza nella risposta all'immunoterapia in alcuni tipi di sarcoma e apre la strada alla personalizzazione dei trattamenti per i pazienti.
    L'immunoterapia, che prevede la somministrazione di farmaci capaci di "risvegliare" il nostro sistema immunitario per attaccare le cellule cancerose, ha rivoluzionato negli ultimi anni il trattamento in alcuni tumori solidi ed è in fase di studio anche nei sarcomi dei tessuti molli. Questi ultimi sono un gruppo eterogeneo di tumori che colpiscono i tessuti molli del corpo come grasso, muscoli, tessuto fibroso, sangue e vasi linfatici, nervi. Ve ne sono oltre 80 diversi tipi, ognuno dei quali ha proprie caratteristiche biologiche e cliniche. "Alcuni di loro presentano una buona risposta a farmaci immunoterapici - immune checkpoint inhibitors - mentre altri non rispondono. È quindi cruciale studiare in modo sempre più approfondito la biologia di questi tumori e del loro microambiente per cercare di identificare possibili trattamenti mirati sul piano immunoterapico", commenta Ornella Gonzato presidente del Trust Paola-ReteSarcomaOnlus. Finora l'attenzione è stata essenzialmente focalizzata sui linfociti T, cellule immunitarie in grado di riconoscere le cellule infette o cancerose. Ora un team internazionale guidato da Wolf Hervé Fridman, dell'Istituto francese della salute e della Ricerca medica (INSERM), è riuscito a identificare altri potenziali marcatori. Hanno analizzato 608 tumori, classificandoli in gruppi in base alla composizione del loro microambiente tumorale, individuando 5 differenti classi in base alla loro risposta immunologica: dalla A in cui non si ha nessuna risposta alla E in cui si ottiene la miglior risposta.
    Questi ultimi presentano aggregati di vari tipi cellulari con alti livelli di cellule B, chiamati strutture linfoidi terziarie e i ricercatori hanno osservato che una risposta immunitaria antitumorale inizia proprio al loro interno, dimostrando così che le cellule B potrebbero svolgere un ruolo contro il tumore.
    "La prudenza è sempre d'obbligo - conclude Ornella Gonzato - e sarà necessario validare questi risultati su un numero maggiore di casi e con altri istotipi di sarcomi. Tuttavia, la notizia è estremamente importante per i pazienti in quanto apre nuove prospettive. In particolare, la stratificazione dei pazienti sulla base della classificazione immunologica del microambiente tumorale può consentire di identificare con maggior accuratezza quelli che possono avere beneficio dall'immunoterapia, proprio perché capaci di risposta sul piano immunitario".
   

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