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La Cina di Mao, quegli scatti di Garrubba che fecero epoca

La Cina di Mao, quegli scatti di Garrubba che fecero epoca

Sul sito dell' Archivio Luce l' intero reportage dell' artista

ROMA, 04 dicembre 2021, 16:50

di Luciano Fioramonti

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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L' occhio di un gigante della fotografia sulla Cina della fine degli anni Cinquanta è disponibile on line. L' Archivio Luce apre sul suo sito la finestra per condividere con il pubblico lo straordinario lavoro che il fotoreporter romano Caio Mario Garrubba condusse nel 1959 nel grande paese orientale. Un tesoro di 4918 immagini scattate in poco meno di due mesi. ll fotografo aveva ottenuto il visto in occasione del decimo anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Fu il secondo fotografo europeo a passare il confine di quel mondo chiuso alle visite.
    Prima di lui era riuscito solo a Henri Cartier-Bresson, un suo amico e grande estimatore. Nei quaranta giorni di viaggio - da fine settembre a metà novembre 1959 - Garrubba scattò le 4198 foto, divise in 125 rullini. Dal reportage, che fece epoca, fu tratto anche il libro 'I Cinesi'. Quella raccolta preziosa è stata ora completamente digitalizzata e catalogata ed è consultabile sul sito www.archivioluce.com .
    Garrubba arrivò a Pechino pochi giorni prima dell'inizio dei festeggiamenti con una grande manifestazione a piazza Tienanmen il 1 ottobre 1959, con una grande parata militare, cortei di operai e contadini, studenti e atleti, e una folla di 700 mila persone. Nel suo mirino entrano la riunione celebrativa nella Grande Sala del Popolo con circa diecimila partecipanti, alla presenza di numerose delegazioni internazionali in rappresentanza di partiti e di governi comunisti; i festeggiamenti serali in piazza Tienanmen, con balli e fuochi d'artificio, gli spettacoli ginnici, la partita di calcio Cina-Russia, l'arrivo di Krusciov il 30 settembre del 1959, accolto da Mao all'aeroporto di Pechino. Una foto, in particolare, diventerà famosa, quella che ritrae Krusciov e Mao ripresi di spalle. ''Le persone importanti che ho fotografato mi stavano sempre antipatiche'' disse anni dopo. Lui preferiva le persone semplici cercando di cogliere le loro emozioni attraverso quella fotografia che lui definiva "la stradale", scattata per strada. ''È necessario, assolutamente necessario che questo attimo, l'attimo dello scatto e della presa di conoscenza, sia un attimo-emozione… come se l'obiettivo fosse l'occhio e i suoi stimoli e i suoi prolungamenti immediati al cervello, al cuore e ai sensi'' scrive Goffredo Parise nella prefazione che accompagna la pubblicazione de 'I Cinesi' nel 1960. Sono gli anni del Grande Balzo in Avanti e Garrubba raccoglie una panoramica completa sulla Cina di Mao. Percorre e fotografa le città brulicanti di biciclette, risciò, carretti per il trasporto delle merci, filobus urbani, treni, a cui si alternano le caratteristiche pagode della Città Proibita di Pechino, con i bellissimi tetti in ceramica, i palazzi storici del Bund di Shanghai e le movimentate imbarcazioni. A Wuhan documenta l'industrializzazione, negli impianti siderurgici e negli altiforni delle acciaierie, a Nanchino racconta la collettivizzazione agricola e le "squadre di produzione" nella raccolta delle radici di riso. Il suo racconto della Cina permette di scoprire il talento di questo maestro della fotografia internazionale cui a Roma Palazzo Merulana ha appena dedicato la mostra FREElance sulla strada' . L'intero Archivio fotografico di Caio Mario Garrubba, acquistato dall'Archivio Luce nel febbraio 2017, comprende 60.000 negativi e 40 mila diapositive. 
   

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