Hanno levigato per
giorni il legno, lo hanno preparato e sotto la direzione di una
maestra di iconografia lo hanno dipinto finemente seguendo
tecniche millenarie: è un grande crocifisso realizzato dai
detenuti del carcere di massima sicurezza di Paliano
(Frosinone). Una icona che gli stessi detenuti hanno voluto
chiamare la 'Croce della Misericordia' e che, dopo la
benedizione del Papa, farà il giro delle carceri italiane in una
sorta di pellegrinaggio della speranza.
La croce, realizzata nel laboratorio promosso nel carcere
dalla Comunità di sant'Egidio, sarà portata domani all'udienza
del Papa della Polizia Penitenziaria, nell'Aula Paolo VI.
"Sono persone rimaste folgorate dalla visita del Papa nel
Giovedì Santo del 2017. Ad alcuni è davvero cambiata la vita e
continuano a dire che il Papa ha insegnato loro che cos'è
davvero l'amore", riferisce Stefania Tallei, coordinatrice del
servizio ai detenuti della Comunità di Sant'Egidio.
Una ventina di detenuti, una volta alla settimana con la
maestra e volontaria Luigia Aragozzini, ma anche da soli nel
tempo libero, si ritrova per riprodurre immagini di arte sacra.
"Alcuni sono talmente bravi che questa attività potrebbe per
loro diventare, una volta usciti dal carcere di Paliano, un
mestiere", sottolinea Tallei. Attorno alla figura di Cristo
sulla croce ci sono scene della vita in carcere; episodi biblici
ma anche la vita quotidiana dietro le sbarre. Le visite dei
familiari, le mamme con i bambini, la lettura, la preghiera.
"Hanno anche preparato una lettera per Papa Francesco, la
consegnerò io a loro nome", dice ancora la responsabile delle
attività nelle carceri di Sant'Egidio.
"Tessitori di giustizia e messaggeri di pace": hanno scelto
questo slogan i 250 cappellani delle carceri che incontreranno
Papa Francesco domani mattina a Piazza San Pietro. Arriveranno
da tutto il Paese, accompagnati dagli agenti della Polizia
Penitenziaria e del personale che presta servizio negli Istituti
di pena. Saranno circa 11mila in rappresentanza delle 190 case
di reclusione, guidati dall'Ispettore generale dei cappellani
delle carceri italiane, don Raffaele Grimaldi.
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