"Siamo davanti ad una morte senza
senso. Una figlia non è proprietà dei genitori ma deve poter
scegliere". È uno dei messaggi esposti nel corso di una
manifestazione alla quale hanno partecipato un centinaio di
persone a Brescia in ricordo di Sana Cheema, la 25enne italo
pakistana morta in patria lo scorso 18 aprile.
Per il decesso della giovane, che avrebbe rifiutato il
matrimonio combinato, sono in carcere a Gujrat il padre, il
fratello, entrambi cittadini italiani così come Sana, e uno zio.
Indagate anche la madre e la zia della 25enne.
Presenti in piazza Rovetta a Brescia, oltre a rappresentanti
della comunità pakistana e di altre comunità straniere tra cui
anche alcune donne, pure esponenti della politica locale,
l'assessore Marco Fenaroli e la consigliera Donatella Albini, la
segretaria della Cgil Silvia Spera e alcuni esponenti del centro
sociale Magazzino 47.
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