Da un lato il via libera al reato
di clandestinità, dall'altro la necessità di tutelare i diritti
e la vita del cittadino straniero lavorando in modo silente per
garantire uguaglianza e solidarietà. Marta Cartabia, vice
presidente della Corte Costituzionale e docente di diritto
costituzionale, ha raccontato a Trieste l'articolo 10 della
Costituzione, il 'Diritto d'asilo' e la sua applicazione oggi
negli anni delle grandi migrazioni. Cartabia è intervenuta nel
corso de 'Il viaggio della Costituzione' ciclo di appuntamenti
itineranti promosso dalla presidenza del Consiglio dei ministri
che farà tappa ad Assisi e si concluderà a Reggio Emilia.
"Il controllo dei confini - ha spiegato Cartabia - nasce dal
bisogno pressante di sicurezza dei cittadini, essenzialmente per
paura perché lo straniero viene percepito come una minaccia. Dal
2009 l'immigrazione è considerata reato e la Corte ha rispettato
la volontà del legislatore di utilizzare questo strumento
giudicato comunque forte. Questo non significa però che sia
costituzionalmente previsto, ma può esserlo in certi periodi".
La Corte costituzionale ha invece bloccato l'aggravante di
clandestinità sui reati perché "non può essere prevista una pena
più severa in nome della qualità della persona che lo commette -
aggiunge la vicepresidente - quindi con pene diverse tra
cittadini e stranieri, e su questo la Corte è impegnata ad
assicurare uguaglianza".
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