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Omicidio 73enne a Crotone, accusato assolto definitivamente

Omicidio 73enne a Crotone, accusato assolto definitivamente

Corte di Cassazione conferma la sentenza dei giudici d'appello

CATANZARO, 04 febbraio 2022, 19:13

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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E' diventata definitiva l'assoluzione di Gianluigi Foschini, di 28 anni, accusato dell'omicidio del 73enne Francesco Macrì, avvenuto a Crotone nell'agosto del 2014. La Cassazione ha infatti confermato la sentenza emessa nel febbraio del 2021 dalla Corte d'assise d'appello di Catanzaro che ha scagionato il 28enne da ogni accusa.
    L'ipotesi che venne fatta fatta all'epoca dagli investigatori era che l'assassinio di Macrì fosse avvenuto in un contesto di criminalità organizzata. A compiere l'omicidio furono due persone, una delle quali venne identificata in Foschini, mentre l'altro responsabile non é stato mai individuato. Al 28enne, inoltre, veniva contestato di avere sparato i colpi di pistola che provocarono la morte di Macrì. Accusa fondata sul fatto che nel luglio precedente la vittima aveva colpito Foschini con uno schiaffo.
    Alla base dell'arresto di Foschini ci fu anche un'intercettazione fatta nella sala d'attesa della Questura di Crotone in cui Vittorio Foschini, fratello di Gianluigi, chiese a quest'ultimo, parlando in dialetto, se lui ed il complice avessero usato un cappuccio per uccidere Macrì. Una frase che per gli inquirenti rivelava che Vittorio Foschini fosse a conoscenza del fatto che il fratello era il responsabile dell'omicidio del 73enne.
    In primo grado Gianluigi Foschini, al quale venivano contestate anche le aggravanti della premeditazione e del metodo mafioso, venne condannato a 30 anni di reclusione. In secondo grado, gli avvocati Francesco Gambardella e Aldo Truncé, difensori di Gianluigi Foschini, presentarono un'istanza alla Corte d'Assise d'Appello, che l'accolse, per chiedere la riapertura dell'istruttoria dibattimentale, sottolineando la difficile comprensione della frase pronunciata da Vittorio Foschini. La consulenza di un perito d'ufficio confermò poi la tesi dei difensori, secondo cui la registrazione della frase pronunciata da Vittorio Foschini non consentiva di comprenderne appieno il significato.
   

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