Per combattere le epidemie di peste
suina e influenza aviaria, secondo il Wwf occorre "rivedere
completamente i sistemi di allevamento intensivo; ripristinare e
proteggere gli habitat naturali e la ricchezza di biodiversità;
gestire correttamente le specie selvatiche, svincolando la
gestione dagli interessi venatori; contrastare il bracconaggio e
il commercio illegale di specie selvatiche; rafforzare il
sistema di sorveglianza nazionale sulle zoonosi; ridurre il
consumo di carne e altri prodotti di origine animale (uova,
latte, formaggi, latticini ma anche il pellame)".
La diffusione a gennaio di peste suina e influenza aviaria in
Italia secondo il Wwf "è legata all'insostenibilità delle
condizioni di allevamento intensive di suini e di pollame, oltre
che all'aumento dei contatti tra specie selvatiche e specie
allevate. Fra i fattori che potrebbero aver contribuito alla
diffusione anche il commercio e trasporto illegali di animali e
carni, e lo scorretto smaltimento dei rifiuti prodotti dagli
allevamenti e delle carcasse di animali infetti, che possono
essere inclusi nei mangimi per avicoli e suini. A questo si
aggiunge il diffuso bracconaggio di cinghiali che, macellati sul
posto in maniera illegale, possono contribuire a diffondere il
virus della peste suina".
"Le misure di contenimento dell'epidemia di peste suina e
influenza aviaria previste dalle normative nazionali ed europee
risulteranno misure palliative legate ad una situazione
emergenziale senza un ripensamento dei nostri sistemi produttivi
e di consumo, soprattutto quello di carne", commenta Isabella
Pratesi, Direttore Conservazione WWF Italia.
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