(di Alessandra Magliaro)
Le equilibriste, come il nuovo report
di Save the Children definisce la condizione delle madri in
Italia cui la pandemia ha aumentato lavoro e difficoltà, in
realtà si barcamenano da sempre, ma ancora di più al tempo del
Covid. L'illusione di conciliare casa e occupazione, da sempre
il faro guida delle donne, è durata poco come testimonia
l'indagine di Wyser che ha intervistato un campione di donne
professioniste. Emerge che la situazione così come è non va
affatto bene.
La stessa ministra per le Pari opportunità e la Famiglia
Elena Bonetti sottolinea che ''il rapporto presentato oggi da
Save the Children Italia sulla maternità nel nostro Paese ci
restituisce una fotografia chiara sul ruolo e sulle fatiche
delle madri, aumentate con l'emergenza sanitaria. È un'ulteriore
conferma che è il tempo di agire e di farlo subito con politiche
di stabilità e orizzonte per le famiglie. Il Paese ha urgente
bisogno di un investimento forte nelle relazioni, nelle reti
sociali, nell'educazione e nel lavoro delle donne. Il #FamilyAct
ha già tracciato la strada, è da qui che possiamo finalmente
invertire la rotta".
Il rapporto parla di carichi di lavoro domestico aumentati,
per il 74% delle intervistate, di una situazione peggiorata,
specie per le 3 milioni di lavoratrici con almeno un figlio
minore di 15 anni, pari a circa il 30% delle occupate totali (9
milioni e 872 mila).
Dall'indagine emerge inoltre che nelle famiglie più a rischio
povertà il carico di cura nelle famiglie è sulle spalle delle
donne: il 51,7% è la donna da sola a occuparsi dei figli, il
50,3% a fare la spesa, l'80,2% a pulire la casa e lavare i
vestiti e il 70,5% a cucinare. E questo solo per il lavoro
domestico. Se poi si aggiunge il lavoro che dà lo stipendio e
contribuisce al budget familiare, il bilancio di questi 70
giorni di lockdown è da incubo.
Lavorando da casa, oltre una professionista su due (59,1%) ha
avuto la sensazione di aver avuto carichi di più pesanti
rispetto alle giornate in ufficio. Il dato cresce di 7 punti,
arrivando ai due terzi del campione, se si considerano le
lavoratrici con figli. Non è il lavoro da casa, cresciuto a
dismisura con il lockdown, la misura che sostiene davvero la
carriera professionale di una donna e che soprattutto le evita
di dover scegliere tra lavoro e figli. Anzi. A dirlo sono state
le partecipanti alla ricerca di Wyser, società internazionale di
Gi Group, condotta in occasione dell'anniversario del Soffitto
di Cristallo.
Secondo l'84,1% delle professioniste è infatti la
flessibilità oraria la chiave e queste settimane di lockdown lo
hanno dimostrato. "Il lavoro da casa, da remoto, e lo smart
working sono due cose distinte - afferma Marinella Sartori,
Direttore Commerciale di Wyser Italia -. Il telelavoro implica
semplicemente il mancato spostamento dalla propria abitazione al
posto di lavoro, di fatto, gestendo le attività dal proprio
studio tra le mura domestiche, per chi può contare su una stanza
dedicata. Si rispettano i ritmi e gli orari delle giornate in
ufficio e in sostanza la differenza è data dalla location.
Lo smart working invece è qualcosa di molto diverso, che
implica una certa elasticità e un drastico cambiamento a livello
di filosofia stessa del lavoro: le giornate non sono più
scandite dagli orari, ma dagli obiettivi. Pertanto, vengono date
flessibilità, autonomia e responsabilità ai professionisti, che
gestiscono il loro tempo in autonomia e hanno come unico vincolo
il rispetto delle scadenze e delle consegne, oltre alle
inevitabili teleconferenze di allineamento. Si tratta di una
pratica che richiede una vera e propria rivoluzione nella
cultura del lavoro e delle organizzazioni in Italia, dove una
logica del controllo è ancora diffusa.
Quello che la maggior parte delle italiane e degli italiani
ha praticato nelle ultime settimane e sta continuando a
praticare è semplice lavoro da remoto, non smart working. E le
conseguenze su chi di consueto ha in mano la gestione della vita
domestica e la cura dei figli sono state piuttosto evidenti e
pesanti". Per fare davvero lo scatto servono altre misure:
flessibilità, asili nido, vero smart working basato sulla
fiducia e sull'autonomia.
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