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ANSAcom - In collaborazione con Intesa Sanpaolo
Si chiama 'Look4Ward' e sarà un presidio permanente. Guarda l'evento
In Italia, a fronte di un tasso di disoccupazione del 7,8%, che sale al 22,3% tra i giovani, il 45% delle aziende non riesce a reperire la manodopera necessaria allo sviluppo. E’ il principale dato che emerge da “Look4ward”, l’Osservatorio per il lavoro di domani - volto a monitorare i fabbisogni di nuove competenze -, realizzato da Intesa Sanpaolo, con l’Università Luiss Guido Carli e in partnership con Siref Fiduciaria, Accenture e Digit’Ed.
Per colmare questo gap - viene evidenziato nello studio - è necessario investire sulle competenze, soprattutto facendo leva su nuove tecnologie, sostenibilità e soft skills. Il passaggio generazionale rappresenta, inoltre, un’opportunità per attivare processi innovativi e di transizione sostenibile nelle aziende italiane, mantenendo e incrementando i livelli di competitività, anche a livello internazionale. “Intesa Sanpaolo ha da tempo assunto l’impegno di promuovere iniziative per la riduzione delle disuguaglianze e favorire l’occupabilità, in particolare dei giovani, impegno rafforzato con il Piano d’Impresa 2022-2025”, afferma la responsabile Social Development and University Relations Intesa Sanpaolo, Elisa Zambito Marsala, spiegando che questo “Osservatorio permanente fornisce, attraverso analisi semestrali, un supporto scientifico che la banca ed i partner coinvolti intendono mettere a disposizione di imprese, istituzioni, associazioni e terzo settore”.
Con cadenza semestrale verrà pubblicato uno studio sulle competenze del mercato del lavoro nei settori Hospitality, Agrifood, Energy,Social & Health, Banking, It, per far emergere quali sono necessarie alla riqualificazione delle figure professionali e favorire l'inclusione socio-lavorativa. Ci saranno dei focus verticali su trend di rilievo, dai neet al passaggio generazionale, dalla silver economy alla blue economy e altri. La prima pubblicazione dell’Osservatorio, “A look at Neet. Analisi, categorizzazione e strategie di intervento”, si concentra sul problema dei giovani che non lavorano, non studiano e non sono impegnati in attività di formazione. Secondo i dati Eurostat, nel 2021 i cosiddetti Neet (Not in Education, Employment or Training) nell’Unione Europea erano il 13,1% dei giovani tra i 15 e i 29 anni. L’Italia è il paese Ue con la più alta percentuale (23,1%), circa 2,1 milioni di giovani, che salgono a 3 milioni (considerando i giovano tra 15 e 34 anni).
La ricerca individua cinque archetipi di Neet: i giovani dell’abbandono che vivono con la famiglia d’origine o hanno lasciato precocemente gli studi; le giovani mamme, che non cercano e non sono disponibili al lavoro; le giovani potenziali, ovvero, donne single tra i 20 e 24 anni; i figli del lockdown, i quali hanno frequentato gli ultimi anni di formazione durante il Covid; i talenti del mismatch, i quali, non possiedono le competenze richieste dalle aziende.
ANSAcom - In collaborazione con Intesa Sanpaolo
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