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di Carmela Giudice, Angela Gennaro e Cecilia Ferrara
ANSA MagazineaMag # 156
I numeri dell'osservatorio dell'ANSA sui femminicidi in Italia

Uomini che uccidono le donne

Nei primi sei mesi di quest'anno sono state uccise 60 donne, 48 (80%) hanno trovato la morte in ambito familiare-affettivo, in particolare 28 sono state ammazzate dal compagno o dall'ex (47%). I dati sono in linea con quelli dello scorso anno.

"Nel corso degli anni Novanta del Novecento gli omicidi in Italia erano circa 1.900 l'anno, commessi soprattutto da esponenti della criminalità organizzata", negli ultimi 5 anni si sono ridotti a circa 300 l'anno: "Si tratta di un dato cruciale perché colloca l'Italia tra i Paesi più sicuri nel mondo".

A snocciolare questi numeri, che smentiscono la sensazione di insicurezza che molti italiani provano, è il primo presidente della Cassazione Pietro Curzio. "Un'ombra inquietante rimane per il fatto che circa la metà degli omicidi sono avvenuti nell'ambito dei rapporti familiari ed affettivi", aggiunge Curzio.

E questo vale soprattutto per le donne.

Nel 2022 ne sono state uccise 124 su un totale di 314 omicidi, in 102 casi il delitto si è consumato in ambito familiare affettivo (82%), in particolare 60 donne sono state uccise dal partner o ex partner (48%), secondo i dati del Dipartimento di pubblica sicurezza. Nello stesso anno gli uomini uccisi sono stati 190, 37 in ambito affettivo (19%) e, nel dettaglio, 6 per mano della partner o ex partner (3%). 

Le percentuali descrivono in maniera chiara la differenza di genere, ed è proprio questa differenza una delle ragioni per la quale è stato introdotto il termine femminicidio che la Treccani definisce come "uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica o annientamento morale della donna e del suo ruolo sociale". Il termine non ha i confini netti di una definizione giuridica ma aiuta a inquadrare meglio un delitto complesso, quello di una donna uccisa in quanto donna.

Per analizzare e mettere sotto i riflettori questo fenomeno l'ANSA ha deciso di creare un osservatorio sui femminicidi, raccogliendo i dati sugli omicidi di donne dalle forze dell'ordine e dai proprio giornalisti sul territorio. Ogni mese sarà pubblicato un approfondimento aggiornando questo magazine e mettendo a disposizione di tutti i dati raccolti per ulteriori analisi (per averli scrivere a carmela.giudice@ansa.it).  

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L'assassino è in famiglia

Sono 60 le donne uccise in Italia nei primi sei mesi del 2023, in 48 casi (80%) l'omicidio si è consumato in ambito affettivo-familiare. Cinquantacinque delle donne ammazzate conoscevano il loro assassino, in 28 casi (47%) la mano armata era quella del partner o dell'ex partner. È quanto emerge dal rapporto del servizio analisi criminale della direzione centrale della polizia criminale (dati aggiornati al 3 luglio).

Analizzando gli omicidi da gennaio a inizio luglio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno - si legge nel rapporto -, si nota un aumento del numero complessivo che da 155 passa a 163 (+5%), mentre diminuisce il numero delle vittime di genere femminile, che da 64 scende a 60 (-6%).

Per quanto riguarda i delitti commessi in ambito familiare/affettivo, emerge un leggero incremento nell’andamento generale degli omicidi, che passano da 74 a 75 (+1%) mentre si registra un decremento del numero delle vittime di genere femminile, che da 56 scendono a 48 (-14%).

Risultano in diminuzione, rispetto allo stesso periodo del 2022, sia gli omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 34 diventano 32 (-6%), sia il numero delle relative vittime donne, che da 34 passano a 28 (-18%).

A questi dati vanno però aggiunte le persone uccise dal femminicida o dallo stalker perché erano assieme alla vittimi designata o per far soffrire quest'ultima. Nei primi mesi dell'anno sono state 8, quattro donne e quattro uomini.

Non rientra nei numeri ufficiali neanche il suicidio di una trentatreenne che si è tolta la vita il 28 giugno perché l'ex compagno, condannato in primo grado e in appello a 11 anni per violenze nei suoi confronti, aveva intanto avuto i domiciliari e la donna temeva che potesse nuovamente mettere in pratica le minacce che più volte le aveva rivolto.

 


2023 - I dati dell'osservatorio ANSA sui femminicidi

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Da dove vengono i numeri

Per analizzare la portata dei femminicidi in Italia bisogna partire dai dati delle forze di polizia. L'ANSA si avvale della collaborazione del servizio analisi criminale della direzione centrale della polizia criminale (ufficio interforze del Dipartimento della pubblica sicurezza) che - tra le altre cose - "effettua, anche attraverso l’estrapolazione di dati statistici, l’analisi di tutti gli episodi delittuosi che integrino fattispecie riconducibili alla violenza di genere", come spiega Stefano Delfini, direttore del servizio analisi criminale.

I dati interforze vengono acquisiti dalla banca dati delle forze di polizia e poi confrontati con le informazioni che arrivano dai presidi territoriali di polizia di Stato e carabinieri.

"I dati relativi alla raccolta omicidi rivestono un carattere operativo in quanto suscettibili di variazione in relazione all’evolversi dell’attività di polizia e delle determinazioni dell’autorità giudiziaria - aggiunge Delfini -. Per questa ragione il servizio analisi criminale periodicamente provvede al loro confronto e aggiornamento con i dati del sistema di indagine. L’esame degli elementi informativi acquisiti, che permette di ricostruire la dinamica dell’evento, l’ambito in cui si è svolto il delitto e le eventuali relazioni di parentela o sentimentali che legavano i soggetti coinvolti, consente l’elaborazione del monitoraggio che viene pubblicato sul sito del Ministero dell’Interno con cadenza settimanale. Per noi è importante ricostruire contesti e ambiti in cui si consumano questi reati, approfondendo soprattutto la relazione vittima/autore. Il nostro codice penale, infatti, è basato prevalentemente sulla figura dell’autore del reato, mentre per poter orientare il lavoro delle forze dell'ordine è  fondamentale avere delle informazioni anche sulla vittima: per evitare una vittimizzazione secondaria e per avere maggiori elementi sulla relazione con chi commette questo terribile delitto".

La questione, evidenzia Delfini, "è  anche culturale e richiede un intervento ad ampio raggio nella società: penso alle famiglie, alla scuola, alle associazioni, ai centri antiviolenza. Nelle Forze di polizia sono stati fatti importanti investimenti sulla formazione dei giovani colleghi, ma anche verso operatori e specialisti  in prima linea per poter riconoscere la violenza di genere e poter intervenire in maniera appropriata".
 


Ripartire dai dati e dalla questione culturale