"Non è un mistero che aziende strettamente legate al Cremlino, come Gazprom e Lukoil, hanno cercato di influenzare pesantemente la decisione della Commissione, visto che la Russia ricaverebbe fino a 4 miliardi di euro in più all'anno grazie all'inclusione del gas fossile in tassonomia. La guerra e la crisi dei prezzi dell'energia dovrebbero averci mostrato chiaramente che il gas è ormai solo fonte di insicurezza energetica e di rischio geopolitico in Europa".
"Questo accordo - puntualizza Evi - è stato fatto su misura da Berlino e Parigi, e non gioca a favore di tutti gli Stati membri, men che meno dell'Italia, considerando che comunque quasi il 40% delle nostre centrali a gas rimarrebbero escluse dalla classificazione proposta. D'altronde gli stessi operatori finanziari ci stanno chiedendo di rigettare l'atto della Commissione".
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