"Gli Stati membri possono
vietare e reprimere penalmente l'esercizio illegale
dell'attività di trasporto nell'ambito del servizio UberPop
senza dover previamente notificare alla Commissione il progetto
di legge che stabilisce il divieto e le sanzioni penali per tale
esercizio". Lo ha stabilito oggi la Corte Ue con una sentenza,
precisando che il servizio Uberpop rientra nel "settore dei
trasporti" e non in quello dei servizi digitali, che invece
richiederebbe una notifica in base alla direttiva "società
dell'informazione".
La Corte ricorda che il 20 dicembre scorso ha stabilito,
nella causa Uber Spagna, che il servizio UberPop proposto in
Spagna rientrava nel settore dei trasporti e non costituiva un
servizio della società dell'informazione ai sensi della
direttiva. Secondo la Corte, "il servizio UberPop proposto in
Francia è sostanzialmente identico a quello fornito in Spagna,
spettando al Tribunal de grande instance de Lille il compito di
verificare tale punto.
Il caso ha investito la società francese Uber France che
fornisce mediante un'applicazione per smartphone, il servizio
denominato UberPop, con il quale mette in contatto conducenti
non professionisti che utilizzano il proprio veicolo con persone
che desiderano effettuare spostamenti in area urbana.
Nell'ambito del servizio fornito mediante tale applicazione,
tale società fissa le tariffe, riceve dal cliente il prezzo di
ciascuna corsa (per poi rimetterne una parte al conducente non
professionista del veicolo) ed emette le fatture.
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