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Unhcr, Roma faccia meglio su arrivi, ma sbarchi siano condivisi

Unhcr, Roma faccia meglio su arrivi, ma sbarchi siano condivisi

Inviato speciale Med, numeri gestibili, solidarietà possibile

21 settembre 2018, 10:31

Redazione ANSA

ANSACheck

Un 'immagine del centro detenzione migranti di Zawiya, a 30 km da Tripoli. ANSA/ZUHAIR ABUSREWIL - RIPRODUZIONE RISERVATA

 BRUXELLES - "Vedo molte liti nell'Ue. Ma occorre mantenere i nervi saldi, i numeri dei flussi sono calati. E' una situazione gestibile. Ma per organizzare la solidarietà bisogna essere realistici, non possiamo dire che saranno distribuiti in Ue tutti i migranti. Molti di quelli che arrivano non necessitano" asilo, "e vanno rimpatriati. L'inviato speciale dell'Unhcr per il Mediterraneo centrale Vincent Cochetel, in un'intervista all'ANSA, invita Roma a "gestire meglio gli arrivi, accelerando le procedure, così ci saranno rimpatri più veloci e decisioni più rapide per i rifugiati. Non è fantascienza, Frontex e Easo, possono aiutare. Non c'è motivo di inserire chi non ha bisogno di protezione internazionale in una procedura d'asilo per tre o quattro anni".

 

Cochetel boccia il triage a bordo delle navi, "non è la soluzione preferita perché abbiamo già provato, e non funziona bene", afferma, e allo stesso tempo sottolinea: "La legge del mare prevede lo sbarco delle persone salvate nel porto sicuro più vicino, ma non può essere sempre e solo in Italia. Non è sostenibile. Come abbiamo ripetuto più volte negli ultimi anni: i Paesi del Mediterraneo devono condividere la responsabilità". Per l'inviato speciale dell'Unhcr, anche i rimpatri sono "un punto chiave. Se non viene affrontato, mina il sistema d'asilo in Europa. Quindi occorre lavorarci. E rafforzare le frontiere esterne dell'Europa va bene - evidenzia - ma allo stesso tempo dobbiamo garantire protezione a chi ne ha bisogno". Cochetel lancia un allarme sulla situazione dei centri in Libia e invita l'Ue a restare vigile.

 

"Dall'inizio di questa settimana il personale dell'Unhcr non ha più accesso diretto ai centri di detenzione ufficiali, che sono circa 18 nell'area di Tripoli, e da due giorni non può più andare ai porti di sbarco dove vengono portati i migranti salvati. Uno dei nostri partner libici, l'ong Libaid è entrata in alcuni di questi centri, e ci ha detto che la situazione è davvero tragica". Sul vertice dei leader dei 28, che si è appena concluso a Salisburgo, commenta: "L'Unhcr vorrebbe un meccanismo di sbarchi su entrambe le sponde del Mediterraneo, ma non credo che i Paesi dell'Unione debbano aspettarsi di più da quelli del Nord Africa fino a quando non saranno capaci di trovare un accordo sugli sbarchi dei migranti, su procedure più veloci, e su una migliore distribuzione di quanti necessitano protezione". E anche rispetto ad una cooperazione con l'Egitto, si mostra piuttosto scettico: "In Egitto gli arrivi sono aumentati. Il Paese ospita più migranti di molti Stati dell'Ue, non credo sia realistico, chiedere di più".

 

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