La speranza è quella di un voto a valanga da una parte o dall'altra per evitare il ripetersi dell'incubo del 2000. Che sia Joe Biden o Donald Trump l'importante è che la vittoria sia chiara e netta così da scongiurare il ricorso alla Corte Suprema e, più che altro, una battaglia lunga mesi. Il timore che i risultati delle elezioni del 3 novembre non si conoscano per giorni o per settimane agita gli esperti, gli osservatori e la politica americana. Ma anche i media statunitensi, che si preparano a una maratona caratterizzata dall'incertezza.
Il voto per corrispondenza, che di solito favorisce i democratici, potrebbe trarre inizilamente in inganno lasciando intravedere all'avvio del conteggio un possibile vantaggio di Trump. Successivamente, però, la situazione potrebbe radicalmente cambiare con la conta dei voti per corrispondenza, che sembra favorire Biden. A complicare il quadro sono le diverse regole vigenti negli stati. In Pennsylvania, ad esempio, i voti per posta non possono essere conteggiati fino al giorno delle elezioni. In Florida invece il conteggio può iniziare prima del voto.
Per i media americani l'appuntamento è un test. Di solito sono infatti l'Associated Press e le tv a dichiarare le vittorie dei candidati nei singoli stati e poi il vincitore definitivo. Nel 2000 restarono però bruciati: dichiararono la vittoria di George W Bush in Florida e, di conseguenza, alle elezioni. Una dichiarazione che spinse Al Gore a concedere la vittoria a Bush. Nel giro di poche ore però il margine di vantaggio di Bush si ridusse notevolemente, tanto che Gore fu costretto a rititrare la sua precedente dichiarazione in cui concedeva la vittoria a Bush. Lo scontro finì alla Corte Suprema.