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Lukashenko incalzato, verso una vittoria 'zoppa'

Cresce il malcontento in Bielorussia. Domenica la prova del voto

08 agosto, 10:54
(di Giuseppe Agliastro) (ANSA) - MOSCA, 08 AGO - Proteste di massa, popolarità in caduta libera, un'economia che ristagna e un rapporto sempre più complicato con l'alleato di sempre, il Cremlino. Domenica in Bielorussia si vota per le presidenziali e Aleksandr Lukashenko si trova ad affrontare il momento più difficile dei suoi 26 anni al vertice del regime di Minsk. "L'ultimo dittatore d'Europa" resta il favorito alle elezioni, anche perché può sempre contare sui brogli per gonfiare i risultati a proprio favore. Ma la chiamata alle urne potrebbe trasformarsi per lui nella più classica delle vittorie di Pirro. La repressione delle manifestazioni e l'arresto dei rivali del presidente in carica non pare infatti aver indebolito l'opposizione, che ha fatto quadrato attorno alla principale candidata anti-Lukashenko: Svetlana Tikhanovskaya, una giovane ex casalinga diventata la nuova Giovanna d'Arco delle proteste bielorusse e capace di trascinare in piazza decine di migliaia di persone. Le manifestazioni di massa proseguiranno dopo il voto? Il governo userà la forza contro i dimostranti? Al momento non è possibile rispondere a queste domande. Lukashenko però non ha evidentemente alcuna intenzione di lasciare il potere: tuona che non permetterà una rivolta come quella ucraina di Maidan e in queste settimane non ha mancato di farsi riprendere mentre assisteva a esercitazioni della polizia. Di certo c'è che il satrapo di Minsk si muove in un ambiente sempre più ostile, sia in patria sia all'estero. Una dura repressione delle proteste potrebbe attirargli contro nuove sanzioni da parte dell'Occidente, con cui ultimamente aveva riaperto il dialogo. A est però i rapporti con Mosca non appaiono più idilliaci.

L'aumento del prezzo del petrolio russo per Minsk e le resistenze bielorusse a una maggiore integrazione con la Russia hanno suscitato tensioni tra i due alleati. In questi mesi Lukashenko ha accusato i suoi rivali di essere manovrati dai "burattinai" di Mosca e a fine luglio ha ordinato l'arresto di 33 presunti mercenari russi sostenendo che volessero fomentare una rivolta assieme all'opposizione. Sul fronte interno, colui che ama farsi chiamare "batka", piccolo padre, appare ormai come un padre padrone a sempre più bielorussi. I sondaggi sono vietati, ma i dissidenti deridono Lukashenko chiamandolo "Sasha 3%": a tanto secondo loro sarebbe scesa la sua popolarità. Al crollo del consenso attorno a Lukashenko ha contribuito anche la pessima gestione dell'emergenza coronavirus. L'ex direttore di kolchoz definiva l'epidemia "una psicosi" e contro il Covid dava consigli assurdi come bere vodka e fare una buona sauna. Ma ad alimentare il malcontento sono anche le violazioni dei diritti umani e i problemi economici. Lukashenko promette stabilità e in questi decenni ha cercato di non allontanare troppo la Bielorussia dal suo passato sovietico: il 70% dell'economia è infatti controllata dallo Stato e l'intelligence si chiama ancora Kgb. Sono però dieci anni che il salario medio è fermo a 500 dollari al mese. (ANSA).

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