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Aci, 2020 annus horribilis: peggiore da inizio secolo

In giro auto ancora più vecchie, 'ritorna' il diesel

Redazione ANSA ROMA

In due mesi il crollo medio è stato dell'80%, con 370mila prime iscrizioni di veicoli in meno, 300mila delle quali auto: una condizione che porterà il mercato delle quattro ruote a toccare il livello più basso mai registrato da inizio secolo. È questo lo scenario delineato da Aci che auspica per il mese di maggio un quadro più roseo, anche grazie alla ripartenza della produzione di alcuni brand di componenti e concessionari.
    Complessivamente, si stima che, nel 2020, le prime iscrizioni di veicoli nuovi di fabbrica scenderanno al di sotto degli 1,6 milioni rilevati nel 2013, anche a causa della contrazione del potere di acquisto generato dalle pesanti ripercussioni economiche che il lockdown ha avuto sulle famiglie. A monte del rinvio della corsa agli acquisti di nuove auto, anche l'attesa dell'erogazione di incentivi da parte del Governo, come richiesto a gran voce da tutti gli operatori del settore.
    Le Regioni più penalizzate nel corso di questo che è stato definito un annus horribilis per il mondo dell'auto, saranno quelle del Sud che, già oggi, presentano un indice trasferimenti/prime iscrizioni notevolmente più elevato rispetto alla media nazionale di 1,6 (3,6 acquisti di auto usate per ogni acquisto di auto nuove), e dove le autovetture Euro 0-1-2-3 costituiscono il 44,5% (media Italia 32,5%). Pesanti saranno anche le conseguenze per l'ambiente: aumenterà, infatti, l'età media delle autovetture in circolazione, oggi pari a 11 anni e 5 mesi. La frenata causata dalla pandemia riguarda anche le auto ibride ed elettriche mentre risalgono le iscrizioni per le vetture alimentate a gasolio.
    Nel 2019 sono stati spesi 155 miliardi di euro, sostanzialmente in linea con l'anno precedente (+0,3% a prezzi costanti).
    L'esborso maggiore è rivolto all'acquisto (49 miliardi), poi al carburante (39 miliardi) e alla manutenzione (26 miliardi).
    Anche la componente fiscale dei trasporti, lo scorso anno pari a 65 miliardi di euro, è risultata in linea con il 2018: l'entrata maggiore per l'erario è stata per la vendita dei carburanti (circa 35 miliardi), seguono l'IVA per l'acquisto del veicolo (circa 8,5 miliardi), e la tassa automobilistica (6,7 miliardi).

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