"Un caleidoscopio di gesti
ripudiati": così l'artista e curatore della mostra Peter Fischli
parla di 'Stop Painting', progetto che esplora una serie di
momenti di rottura nella storia della pittura degli ultimi 150
anni, in relazione alla
comparsa di nuovi fattori sociali e valori culturali, che aprirà
il 22 maggio a Ca' Corner della Regina, sede veneziana di
Fondazione Prada.
Fischli ha identificato cinque rotture radicali causate da
cambiamenti tecnologici e sociali che corrispondono a mutamenti
di paradigma nell'arte attraverso il rifiuto e la reinvenzione
della pittura. La prima rottura è provocata dalla diffusione
della fotografia, che aveva spinto il pittore Paul Delaroche a
pronunciare per la prima volta intorno al 1840 la famosa
sentenza: "da oggi la pittura è morta". La seconda è
rappresentata dall'invenzione del readymade e del collage, la
terza è provocata dalla messa in discussione dell'idea di
autorialità, o come la definisce Roland Barthes nel 1968, "la
morte dell'autore". La quarta può essere identificata con la
critica della pittura come bene di consumo alla fine degli anni
Sessanta, la quinta si concentra sulla crisi della critica nella
cosiddetta società tardocapitalista.
Fischli ha concepito la mostra come una pluralità di
narrazioni raccontate da lui stesso in prima persona, tanto che
il percorso espositivo inizia con una sua nuova opera
site-specific ed è accompagnato da testi scritti per illustrare
ciascuna delle 10 sezioni del progetto, che riunisce oltre 110
opere realizzate da più di 80 artisti, da Lucio Fontana a
Francis Picabia, da Piero Manzoni a Niki de Saint Phalle, da
Carla Accardi a Baldessari, da Dadamaino a Carol Rama.
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